venerdì 3 luglio 2020

CLINICA PSICOANALITICA DELLA PSICOSOMATICA - NATASCIA RANIERI

CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Quarta Giornata.
Sabato 9 maggio 2020
Corpo e clinica psicosomatica: tema fondamentale che inaugura la psicoanalisi. Non c'è niente di naturale nel rapporto del soggetto col corpo (Freud); il corpo è soggetto ad influenze storico - culturali. La psicoanalisi nasce per curare le "bizzarrie" del corpo che la medicina non sapeva curare (paralisi isteriche). Dalla suggestione (ipnosi) alla cura della  parola. Il corpo può sostituirsi alla parola; il corpo è teatro del conflitto psichico. Nel sintomo del corpo non c'è la volontà, la consapevolezza del soggetto: è una determinazione inconscia dovuta alla pulsione di morte (spinta che orienta verso la morte piuttosto che verso il piacere). L'ingovernabilità del corpo garantisce paradossalmente la salvezza, la tenuta del corpo. Noi non sappiamo cosa sta succedendo nel  nosttro corpo. E' l'immagine del corpo che garantisce l'unitarietà del corpo.
Quando il corpo si ammala facciamo esperienza di questa ingovernabilità perchè perdiamo il conforto del senso di unitarietà. Nella clinica incontriamo due tipi di accidenti del corpo; non tutte le patologie del corpo sono riconducibili a cause psichiche. L'accidente del corpo si iscrive nella storia del soggetto (ma questo accade a posteriori).
La parola non sempre può avere degli effetti sulla patologia del corpo. Può essere che un trauma sia alla base di una patologia. Iscrivere la propria patologia all'interno di una storia toglie la centralità alla patologia e questa perde di forza nella vita del soggetto.
Nei sintomi di conversione isterica non c'è una lesione organica; sono il prodotto di un fantasma inconscio contaminato dalla influenza sociale. I sintomi di conversione possono sparire sotto ipnosi quindi sono suscettibili dalla suggestione. E' un messaggio che il soggetto costruisce per fare appello all'altro. L'origine è un conflitto psichico rimosso  che ritorna nella sua forma cifrata, simbolica del sintomo. Il SCI ha valore metaforico (un elemento che sostituisce un altro elemento) è un compromesso. C'è una rimozione della pulsione sessuale (anche solo immaginata) per convenzione sociale e al suo posto emerge qualcos'altro in forma cifrata (simbolico).
Trattamento immaginario del corpo : il corpo diventa un enigma da decifrare.
I sintomi , nella CI, sono interpretabili; la parola dell'altro ha un effetto se viene dimostrato che S1 sta al posto di S2, dove S1 è il sintomo di conversione isterica e S2 è l'elemento rimosso ( I = S1/S2).
Se l'elemento rimosso viene linguisticamente mobilizzato, spiegato, il sintomo non ha più motivo di essere e si dissolve. Il SCI fa appello allo sguardo dell'altro, è culturalmente legato all'altro.
Nella malattia psicosomatica il corpo è realmente malato, ma non se ne capisce la causa. Non c'è una compiacenza del corpo a farsi teatro, ma c'è un buco reale del corpo.
Nella MP c'è una FISSAZIONE PULSIONALE (fissità della pulsione, coè la pulsione resta ancorata alla meta autoerotica) che è il contrario della sublimazione (soddisfazione alternativa). Non c'è una formazione di compromesso. La MP rappresenta un fallimento (cortocircuito) dell'inconscio.
Il soggetto parla e associa un trauma al fenomeno psicosomatico, una perdita difficilmente elaborata.
Il trauma incide una traccia sul corpo. Incontriamo una nota di melanconia o depressiva. Il soggetto trova impossibile operare il lavoro del lutto. Nessuna interpretazione ha efficacia; la parola, in questo caso, non può curare il corpo. I Fenomeni Psicosomatici possono essere incontrati sia nelle nevrosi che nelle psicosi. Come la psicoanalisi può ascoltare i FP?
Operatività o meno della METAFORA PATERNA, ovvero se l'Edipo è stato o meno efficace.
Il primo rapporto del bambino con la madre è di tipo fusionale (luna di miele fra il b. e la madre). Il corpo del bambino e della madre tendono ad essere uno (il movimento libidico è di fusionbilità cannibalica). Il padre si inserisce per separare questa fusione. Il movimento paterno è una funzione; la madre deve acconsentire che un elemento terzo (una funzione simbolica) entri nella fusione per aprire e consentire al bambino di liberarsi dalla morsa materna (cannibalica).
La metafora sostituisce un elemento con un altro elemento. Il nome del padre (NP) castra il desiderio della madre (MD) e il bambino può essere liberato. Se un soggetto ha fatto esperienza di questo movimento allora la metafora è operativa. La castrazione è l'esperienza dell'impossibilità di essere uno con l'altro. Uscire dal desiderio materno vuol dire subire una castrazione che però libera il bambino, che rinuncia ad essere tutto per la madre.
I FP mettono in luce (più che la struttura culturale e linguistica del corpo) l'esperienza istintuale del soggetto (l'esperienza del godimento del corpo).
Le bizzarrie del corpo:
corpi frammentati (shizofrenia)
corpi come sacchi vuoti ( melanconia)
corpi pesanti (obesità)
corpi anoressici
La dimensione del godimento del corpo è centrale nei FP: c'è impedimento di godimento per "fissazione pulsionale" o "immobilizazione libidica"; una parte del corpo è investita in senso autoerotico. La pulsione non si muove intorno ad una mancanza, ma su una parte del proprio corpo.
L'analista può "scongelare" il desiderio "congelato" dell'altro  attraverso il transfert (l'interpretazione non produce cambiamento).

lunedì 22 giugno 2020

L'IPERATTIVISMO INFANTILE - UBERTO ZUCCARDI MERLI

CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Terza Giornata. - Sabato 14 marzo

E' stato necessario un modello mentale su base psicoanalitica per inquadrare un fenomeno che non era conosciuto. Il principio psicoanalitico a cui si è fatto riferimento è stato che "la psicologia individuale è sempre una psicologia collettiva". Questo principio è quindi ritenuto alla base del funzionamento e disfunzionamento della mente. Quindi il bambino iperattivo va inserito all'interno dell'epoca in cui è nato. Egli non ha un disfunzinamento individuale, ma un disfunzionamento sociale. Il bambino, fin dalla nascita, è un "oggetto sociale", è un oggetto del linguaggio familiare (è il piano dell'Altro). Il secondo piano è il piano del bambino e della  famiglia nel legame con la società.
Quindi consideriamo due ordini di alterità: l'alterità familiare e l'alterità sociale.
Evitiamo di pensare al bambino come deficit; per noi non esiste "correzione del deficit"; il deficit è strutturale, non è costituito per natura.
Tutta la vita dell'animale è dominata dall'istinto (dispositivo istintuale); nel campo umano la rigidità o la chiusura, la perfezione naturale non esistono.
Esiste un deficit dell'essere parlante; il mondo umano è un mondo instabile (al contrario del mondo naturale) e mutevole.
Che cosa è il fenomeno corporeo dell'iperattività? Non è un bambino vivace, ma è un bambino che non controlla il suo comportamento.
Il bambino iperattivo non riesce a giocare in modo costruttivo, cambia continuamente oggetto, nessun oggetto placa la sua ricerca di soddisfazione.
L'iperattività ha messo in crisi i capisaldi della pedagogia; l'approccio pedagogico tradizionale non funzionava e si è ricorsi alla psichiatrizzazione.
Capire l'iperattività per aiutare le famiglie a prendersene cura. Se il mentale è il sociale, la cura del mentale è sociale. Si può pensare che vi sia una alterazione della funzione fondamentale, cioè l'alterazione della funzione del limite all'interno del quadro familiare (limite al godimento).
Una volta bastava "lo sguardo del padre" per indurre il figlio ad abbassare la testa.Questa figura del padre è tramontata. Al suo posto ha preso piede una progressiva maternalizzazione della pratica pedagogica  (etica della spiegazione, no alla punizione, ecc.) che ha messo da parte la figura del padre come "senso del limite". Mentre in passato l'educazione aveva una funzione repressiva della pulsione (e del godimento), la decostruzione della "funzione del limite" ha fatto emergere il comportamento iperattivo.
Il sintomo infantile è il risultato delle trasformazione del campo collettivo.
"IO NON RIESCO A FERMARMI" riguarda qualcosa che non è stato disattivato, cioè la pulsione (Freud) e il godimento (Lacan).
L'ingresso nella vita è sempre un ingresso disordinato e in un secondo tempo "l'ordine simbolico" si sostituisce al "disordine pulsionale". La "rinuncia alla soddisfazione" è assente nell'iperattività.
La soddisfazione ha bisogno di un contenimento per manifestarsi. Perchè vi sia godimento, la pulsione deve essere disattvata sulla scala della legge del desiderio (presenza della funzione collettiva del limite).
Gli stimolatori della legge del desiderio sono le persone che stanno intorno al bambino.
l'iprattività è il tentativo di scaricare qualcosa di eccessivo che parasssita nel campo pulsionale (nella civiltà del capitalismo avanzato gli oggetti intasano la vita collettiva).
Saper giocare è avere a che fare con una funzione che ci separa dal corpo materno.
Il bambino iperattivo non si inserisce nell'istituzione scolastica. Il passaggio dalla casa (legame materno primario) all'istituzione è impossibile. Il B.I. non sa stare fermo al banco. Il B.I. attua un estremo rifiuto delle regole; piùpercepisce che qualcuno lo vuole "regolare" più alza il tiro della sua iperattività. Più si ipugnano le regole, più il bambino sfugge.
Come ci si può avvicinare al B.I.? come itervenire? cosa non fare? come fare a non fare troppi errori? come aiutare un bambino a fermarsi, a prestare attenzione, a giocare?
Modello vincente:
- accogliere l'iperattività non come deficit, ma come disagio collettivo.
- il B.I. non è un soggetto da curare e da educare (educare è fare richieste, è domandare, è dare limite).
- il B.I. disattiva l'Altro nel momento in cui gli chiede qualcosa.
La posizione dell'analista nei confronti del B.I. è di una POSTURA SENZA DOMANDA.
Accoglie il B.I. così come è, crea un luogo senza rifiuto della iperattività. L'analista non chiede nulla.
L'analista è un oggetto che non chiede nulla e che il bambino può utilizzare. L'analista "libero" dal desiderio di curare, può diventare oggetto del gioco del bambino. La posizione analitica è una posizione priva di desiderio (meno fai, meglio fai). L'analistagiocava da solo e in questo modo "agiva" l'esca (il desiderio dell'altro) producendo curiosità nel bambino. Il bambino allora chiese "cosa fai?". questa domanda costituiva il primo mattone della costruzione della relazione fra l'analista e il bambino. Gli analisti erano giovani perchè dovevano sembrare compagni di gioco. Il bambino con il gioco metteva in scena il suo ruolo nel campo familiare. Il maggiore ostacolo incontrato nella  nostra esperienza sono sttai i genitori ai quali non sapevamo spiegare cosa si facesse realmente al centro. I bambini guariti sono stati quelli i cui genitori si erano fidati del centro.

LE DEPRESSIONI CONTEMPORANEE - Concetta Elena Ferrante

CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Terza Giornata.
Sabato 14 marzo

Il soggetto entra nel legame con l'altro perchè cerca nell'altro ciò che gli manca.Questa è un'illusione "benevola", ma necessaria per entrare nel legame con l'altro. In questo modo il soggetto può sentirsi "completo". Quando l'Altro (l'oggetto) viene a mancare il Soggetto "cade".
La difficoltà ad accettare la perdita, quindi non accettare la propria posizione di finitezza e di mancanza, può portare alla depressione.
Il soggetto perde il "rispecchiamento" con l'oggetto invertito. Cosa vediamo nei soggetti che cadono in depressione a causa della perdita dell'oggetto desiderato? Cambia la percezione dell'immagine che il soggetto ha di sè (ideale dell'Io). La domanda da porsi è la seguente: "ci sono stati antecedenti alla caduta depressiva? Qualcosa era venuto a mancare prima?" E' possibile che ci sia nella storia del soggetto un evento infantile di perdita non elaborato. Il soggetto si è già sentito "cadere", ha già fatto esperienza di una "caduta fallica" che ha intaccato la propria l'immagine; per esempio un bambino è stato travolto da un evento in cui si è sentito "cadere" e che nessuno "ha messo in parola" e ha quindi aiutato ad elaborare. Il trauma si congela nella psiche e il soggetto risponde, costruendosi delle immagini di sè che evitino la "caduta fallica" (ad es. "IO DIVENTERO' LA PIU' BRAVA DI TUTTE").
Sono identificazioni riparatorie che consentono di ricostruire la propria immagine di sè.
Si sta parlando di depressione nevrotica: costruzioni immaginarie che riequilibrano la caduta dell'immagine di sè. Vi è uno scarto tra l'IO e l'Ideale dell'IO: il soggetto tende ad aderire ad un Ideale per collegarsi al desiderio dell'Altro. Quando questo Ideale cade si scontra col precedente vissuto.
Nella contemporaneità c'è la tendenza a compattarsi massicciamente intorno a qualcosa che aiuti a superare la depressione (l'Io ascetico è un modo "assoluto" per difendersi dalla depressione).
Sul piano della cura è fondamentale andare a cercare l'evento precedente evocato dalla "caduta" contingente. Il soggetto nevrotico si lascia rappresentare dalla mancanza e dal linguaggio.
Il soggetto perde una parte di Sè per aderire all'Altro (cultura, linguaggio) e da questo nasce il desiderio per l'oggetto. E' dalla separazione tra Soggetto e Altro che nasce il desiderio. Entrambi sono mancanti di qualcosa (alienazione/separazione). Nel lutto c'è un "buco nel reale" e il processo di elaborazione è simbolico.
Nella psicosi/melanconia il soggetto è impossibilitato a portare avanti il processo di separazione/alienazione che, se compiuto lo porterebbe ad accedere al desiderio dell'altro.
In questo caso non è avvenuta la separazione simbolica dall'altro. Nella melanconia e nella psicosi al soggetto è mancato "l'operatore" (il Nome del Padre) che consente la separazione da cui si produce il soggetto mancante e l'oggetto da desiderare. Il soggetto è completamente "alienato" o completamente "separato". Si verifica una impossibilità a dialogare con l'altro. Quando la persona è "vicina" è completamente vicina; quando è "lontana" è completamente lontana. Il melanconico ha un senso di colpa non riparabile, la colpa di esistere, vive la Legge come un ideale alla quale egli appare indegno: nessuna legge può sanzionare la colpa del soggetto melanconico. Nella depressione nevrotica il senso di indegnità è legato all'impossibilità di aderire al desiderio dell'altro. Il delirio di indegnità non è in relazione all'altro: vi è coincidenza tra la propria esistenza e il NULLA.
Forclusione etica della responsabilità : non si può responsabilizzare il melanconico.

sabato 29 febbraio 2020

LE DIPENDENZE PATOLOGICHE. Relatore Mauro Milanaccio

CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Seconda giornata. 2^ parte - Sabato 15 febbraio 2020


Nella nostra società contemporanea il termine "dipendenza" ha quasi sempre una connotazione negativa. Al contrario nel discorso lacaniano la "dipendenza dagli altri" rappresenta il "legame sociale".  La dipendenza non è limitante, ma è la base stessa della nostra realizzazione; il legame è un bisogno. Non c'è soggettivazione senza l'Altro*.

Partners inumani sono oggetti importanti per noi con i quali dialoghiamo.

Freud parla dell'impotenza psichica quando avviene la scissione tra l'amore sacro e l'amore profano.
Vi è degradazione (e quindi frustrazione) della vita amorosa quando si attua la scissione dalla  versione idealizzata dell'oggetto. Nel disagio della civiltà la vita è dolore e il soggetto cerca di evitare la sofferenza con dei metodi; uno di questi è l'abassamento del livello del piacere per arrivare alla quiete.

* a: altro come specchio simile a noi
  A è il linguaggio, il luogo dei significanti, la cultura 
  Altro: incarnazione di A svincolata dall'individualismo

Dipendenza da sostanze psicoattive (sintetiche)
E' un fenomeno moderno (metà '800) proprio della civiltà industriale che accompagna l'idea di progresso.
Perchè le cose nell'Umano non vanno da sè come negli animali?
Perchè l'umano usa un linguaggio "diverso" dagli altri, che non ha un significato preciso.
L'insieme dei segni non definisce per sè il significato; la significazione è sempre aperta.
Esempio: S1 "MARCO E' UN BUONO" - S2 "A NULLA"
La logica del significante S1 ha una logica aperta che viene definita da S2.
La pulsione è diversa dall'istinto; l'istinto consente di attuare un comportamento per la sopravvivenza.
La pulsione ha un carattere biologico (la spinta) e un carattere psichico (la soddisfazione).
La pulsione non è istintuale. Il "bisogno" umano non "va da sè".
Introduciamo il concetto di inconscio: il sottotesto di ciò che noi diciamo; noi "siamo parlati" dal nostro discorso (atti mancati, sintomi, lapsus, sogni).
La pulsione (concetto di frontiera fra il somatico e lo psichico) è una deriva, è l'eco nel corpo del fatto che ci sia un dire (Lacan). 
Gli affetti sono un effetto del dire; un discorso produce sentimenti; anche il dolore è un effetto del dire. Lacan dice che pensarsi un IO è una follia. Recalcati osserva che laddove il godimento sostituisce il desiderio, il godimento diventa fine a sè stesso (come il godimento del criceto sulla ruota). 
Ci sono sintomi che non fanno METAFORE, sono discorsi chiusi su sè stessi.

sabato 22 febbraio 2020

IL TRATTAMENTO DELLA FAMIGLIA- Docente Nicolò Terminio

CORSO DI SPECALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Seconda giornata, 1^parte -  Sabato 15 febbraio 2020



Ci tiene a sottolineare, il Relatore, che la prima volta che ha tenuto questa lezione era l'anno 2010 e che anno dopo anno, nello svolgersi della lezione davanti a nuove persone, grazie ai loro contributi ha  aggiunto nuovi contenuti.
Assunti teorici: 
1) per Lacan l'inconscio è sempre singolare quindi anche il trattamento della famiglia va contestualizzato all'interno della clinica dei nuovi sintomi (psicopatologia strutturale); 
2) il piano descrittivo è la superficie (pensiamo ad un tavolo); il piano strutturale è quello che sta sotto (come se sotto al tavolo agisse un campo magnetico).
Per Lacan il rapporto tra il Soggetto  e l' Altro è sempre relazionale. Quando si dice "Altro" si intende anche il desiderio dell'altro (la pulsione), cioè il rapporto tra il soggetto e la sua soddisfazione.
3) la clinica del vuoto si contrappone alla clinica freudiana.
Sintomo freudiano: la struttura del messaggio è rivolto all'altro (logica del desiderio); si rifiuta il cibo per provocare l'altro; il sintomo ha un messaggio rivolto verso l'altro. "Sto male quindi chiamo un'amica per parlare"
Sintomo lacaniano: rapporto tra mancanza e vuoto; la mancanza diventa vuoto, l'agito surclassa il pensato. Il sintomo è una scarica (pulsione) che non si rivolge all'altro (o al desiderio dell'altro). Il sintomo nasce come appello all'altro per poi diventare fine a sè stesso. Il sintomo diventa "scarica"; "sto male quindi mi taglio" (rifiuto dell'altro e sfiducia verso l'altro).

LA FAMIGLIA RAPPRESENTA L'ALTRO DEL SOGGETTO, è il luogo dove si vive l'appartenenza e dove si impara a separarsi (trovare il proprio desiderio). Appropriarsi del marchio che ci ha generato ma dandogli una valenza diversa.
E' il luogo delle RELAZIONI (ciò che sta sotto/il simbolico) e delle  INTERAZIONI (ciò che sta in superficie/immaginario/identificazioni).
Lacan parla dei legami familiari sostenuti dalle identificazioni reali, aspetti del linguaggio, molto simili alle "lalalang" (modi di dire incistati, ma che hanno un senso nella storia della famiglia).
Il trattamento della famiglia nella clinica dei nuovi sintomi può significare il passaggio dalla "domanda di trattamento al trattamento della domanda".
Il trattamento della famiglia è un preliminare; ognuno deve essere /diventare responsabile rispetto al proprio desiderio (trattare la domanda dei genitori (preliminare) prima di occuparsi del sintomo del figlio. A questo riguardo è importante la trama delle generazioni.
La famiglia viene coinvolta quando c'è da far emergere la domanda nel soggetto, quando la domanda viene dall'Altro e non dal soggetto che porta il sintomo.
Assunto teorico:
4) dispositivi di vulnerabilità (psicopatologia fenomenalogica)
dispositivo del conflitto nevrotico nasce dal "soggetto come è" e "il soggetto come vorrebbe essere per l'Altro". Il Soggetto nasconde una parte di sè  (la sua verità) oppure questa parte di sè si trasforma in sintomo. Il fantasma del nevrotico è pensare che l'Altro gli vieta di essere sè stesso.
Nella clinica del vuoto c'è il rifiuto dell'Altro (sfiducia e diffidenza).
La funzione riflessiva o di rispecchiamento (teoria dell'attaccamento) contempla la  possibilità di riconoscersi nella mente dell'Altro: "chi sono io per l'Altro?"
Il soggetto borderline non è riuscito a "capire" qual è il desiderio dell'Altro (non ha costruito il "fantasma inconscio"); se potesse accedere al "desiderio" dell'altro scoprirebbe che è stato "abusato" e l'abuso è qualcosa di non mentalizzabile (TRAUMA). Nella clinica del vuoto l'Altro non è mentalizzabile perchè, a sua volta, disorganizzato.
L'intervento terapeutico freudiano si fa con l'interpretazione  che determina un'apertura del discorso (punteggiatura); poi c'è l'interpretazione come taglio: il silenzio dell'analista.
Assunto teorico:
5) IDEA DI SOGGETTO in Lacan
l'Essere è condizionato dal dispositivo del linguaggio (rapporto tra tra soggetto e linguaggio).

Nel trattamento di soggetti borderline o psicotici va costruito il testo.
Nella clinica lacaniana il linguaggio funziona come struttura:
  • nella psicosi è compromesso l'atto di significazione (maniera d'essere), senso ed esistenza sono dissociati; 
  • nel borderline il discorso si presenta sotto forma di sciame dei significati, non ha una struttura chiara (livello LALALANG*); è la singola lettera che non si concatena ad altre lettere e non ce la fa a diventare parola; dissociazione come disorganizzazione dei significanti; disforia.
* livello lalalang (trauma) del linguaggio: qualcosa che sfugge, ma che sappiamo avere un significato.

CLINICA DEL VUOTO
1) Io senza Inconscio : alienazione senza separazione
                                     paranoia (divisione tra Io e Altro
                                     perversione (chiede la cura quando si interrompe il godimento)
esperienza di un soggetto indiviso
2) Es senza Inconscio: melanconia e borderline
separazione vs alienazione
disregolazione emotiva

domenica 19 gennaio 2020

LA CLINICA DEL VUOTO - MASSIMO RECALCATI

Corso di Specializzazione sulla clinica dei nuovi sintomi. Prima giornata. 1^ parte
 18 gennaio 2020

Sabato 18 gennaio ho partecipato al primo incontro. Molte persone presenti in sala e di diverse professionalità: medici, psicologi, infermieri, educatori, insegnanti, allievi IRPA.
L'atmosfera in sala è di attesa e aspettando l'inizio della lezione della mattina "La clinica del vuoto" di Massimo Recalcati decido di "presentarmi" alla mia vicina alla mia destra; conosco così Michela di Pavia, insegnante di scuola elementare da venti anni. E' interessata al corso perchè sta cercando nuovi strumenti per affrontare il disagio portato dai suoi studenti che spesso si risolve in dispersione scolastica. Fortunatamente la sua Dirigente appoggia l'iniziativa di Michela , convinta in un sicuro  ritorno positivo per la sua scuola. Poi conosco Annalisa, studentessa in scienze della formazione, 24 anni, di Lecco, interessata al corso perchè lo vede come un processo di apertura verso il mondo, altrimenti si sente chiusa in un ambito troppo ristretto, sebbene faccia l'Università. 
Poichè la parlata toscana è inconfondibile si gira verso di noi Simone di Livorno; educatore professionale presso una cooperativa che svolge un servizio di centro diurno per ragazzi ADHD ed altro. Anche lui sta cercando nuovi strumenti per allargare il suo spazio di azione professionale al disagio giovanile. Simone pensa anche alla possibilità di aprire un Centro Jonas a Livorno e nel primo pomeriggio avrà un colloquio con una delle responsabili di Jonas Milano.
Entra Massimo Recalcati in sala e comincia la lezione; i suoi riferimenti bibliografici per la lezione sulla clinica del vuoto sono : "La clinica del vuoto" ed. 2002, "L'uomo senza inconscio" ed. 2012 e "Le nuove melanconie", ed. 2019. I concetti espressi nel suo ultimo libro, che sto leggendo, sono articolati e complessi, la lettura impegnativa. L'ascolto al contrario è coinvolgente e il linguaggio col quale M.R. svolge il suo discorso è "semplice" e coinvolgente. L'attenzione non va mai calando. 
L'argomento è quello sul disagio della contemporaneità.
Prima viene fatto un escursus sul disagio della civiltà ai tempi di Freud e secondo l'analisi freudiana.
Da una parte c'è il "programma della pulsione"che esige la scarica per il proprio soddisfacimento e dall'altra c'è "il programma della civiltà" che chiede il differimento del soddisfacimento pulsionale.
L'amore per e il lavoro rappresentano una sublimazione della pulsione. L'ingresso nella civiltà ha un costo cioè il "sacrificio simbolico della pulsione" ovvero la rinuncia al soddisfacimento totale e integrale della pulsione. Questo "sacrificio" umanizza la vita, dà diritto di cittadinanza nella polis, nella famiglia, ecc. Questo discorso si può sintetizzare in un algoritmo Ideale/Pulsione dove la pulsione è sottomessa all'Ideale.
LA NUOVA PSICOLOGIA DELLE MASSE propone l'inversione dell'algoritmo  freudiano e troviamo invece che la Pulsione sovrasta l' Ideale ( Pulsione/Ideale): il godere si impone sul dovere.
Da qui si ha a livello individuale uno sbriciolamento dell'identificazione col padre, visto come colui che ci permette il distacco dalla simbiosi materna e lo sbriciolamento dei legami sociali.
Osserviamo una nuova configurazione del collettivo ipermoderno atomizzato, frammentato, senza unità; il populismo si configura come una destrutturazione del politico.
Il "godere" in questo contesto è un prolungamento del "dover godere" che non è l'esito di una libertà, ma di una schiavitù; "Dovere" e "Godere" sono le due facce della stessa medaglia.
In questo contesto nche la famiglia, tradizionalmente e freudianamente edipica, si trasforma. Il padre non è più il soggetto centrale che garantisce l'ingresso nella polis grazie alla rinuncia all'incesto (al desiderio), ma al suo posto subentra il "Consumatore" (CAPITALISTA) che si caratterizza per avere un rapporto iperattivo con l'oggetto consumato.
Nella società Ipermoderna si assiste alla evaporazione del padre (senza nessuna nostalgia per il patriarcato!!). Anche il desiderio e il desiderare subisce una trasformazione.
LA METAMORFOSI DELLA MANCANZA NEL VUOTO
La mancanza è una condizione d'essere del Soggetto sempre associata al desiderio.
Il desiderio va sempre verso l'Altro, ha un carattere intersoggettivo. Il soggetto che percepisce un vuoto può recuperare la parte "perduta" stabilendo una relazione con l'Altro.
Quando si enuncia la "mancanza nel vuoto" si considera una debolezza dell' azione (della civiltà) nei confronti del soggetto; il desiderio non è più vettore e vi è una chiusura del campo dell'Altro.
Viene a mancare "il transfert primario", non si cerca, ad esempio, nel maestro la prova del nostro valore. Mentre "il nevrotico" è appeso all'altro, "il tossicomane" pensa solo al suo godimento, l'altro non esiste. Nella depressione l'oggetto perduto è "sempre presente", nella melanconia il soggetto non sa stare nell'assenza dell'oggetto; deve sempre tradurre l'assenza in presenza.
Nella bulimia lo stomaco è "il vuoto" da riempire; nell'anoressia il vuoto viene coltivato per "sentire la presenza del vuoto".
Il nostro tempo è "intossicato" perchè esclude il tempo dell' attesa.
PARADIGMA SECURITARIO E LA PASSIONE PER IL MURO
La pulsione di morte ha origine nella pulsione di autoconservazione (p. primaria); la vita per Freud è anche angoscia della vita, il mondo è straniero e ostile. La pulsione non è quindi solo apertura verso il mondo, ma anche chiusura e conservazione. I giovani di oggi con fobia sociale sono quelli che si ritirano dalla scuola, hanno un attaccamento morboso all'oggetto tecnologico che attuano comportamenti regressivi a tal punto che la pulsione di autoconservazione si trasforma in pulsione di morte (anoressia). Il bisogno di sicurezza diventa una pulsione che porta all'autodistruzione.
Il "confine" sano è poroso, permeabile; nella malattia mentale il confine diventa impermeabile, non vi è impoverimento dell'IO, ma un IO ipertrofico (eccessivo nelle dimensioni o nelle attribuzioni).
LE NUOVE MELANCONIE HANNO IL PRIMATO DELLA PULSIONE SECURITARIA
Le nuove melanconie non hanno come nucleo il senso di colpa, ma la pulsione securitaria. Il corpo è un peso datrascinare e il desiderio è "spento".










giovedì 26 settembre 2019

FISTERRA FINALMENTE !!

Martedì 27 luglio 2019

Anche stamani piove così Angela, Valeria ed io abbiamo deciso di prendere il taxi. Prima di partire ci siamo soffermate al bar dell'Ostello a fare colazione e a parlare con altri pellegrini che si stanno preparando per l'ultima tappa del cammino e che, nonostante il tempo avverso, hanno deciso di arrivare a Fisterra camminando sotto la pioggia. Entrano nel bar due pellegrini che arrivano da Hospital: Luca, italiano di Verona, 41 anni, insegnante di musica, ed Edoardo, Brasiliano, 69 anni, al suo 6° cammino; incontrerò di nuovo Edoardo a Santiago e scoprirò che è un professore universitario a Santigo per una Conferenza sull'economia. Ci sediamo insieme al tavolo e parliamo, un po' seriamente e un po' prendendoci in giro. Stamani l'umore è buono e l'atmosfera frizzantina, colpa del Cammino e della consapevolezza che oggi sarò a Fisterra e che ho portato a termine un'impresa che solo qualche anno fa mi sembrava impossibile. Senza rendermene conto sono felice, orgogliosa e con tanta voglia di parlare e comunicare.

Arrivate a Fisterra Angela ci saluta e va per la sua strada; Valeria ed io trascorreremo la nostra ultima giornata insieme. Lei ha prenotato all'Ostello Mar de Fora, io no, ma visto che arriviamo presto conto di trovare un letto disponibile. E così accade. Dopo essermi sistemata, pulita e fatto il bucato, vado a fare un giro per la città. Prima di tutto vado all'Ufficio Turistico a ritirare il certificato del passaggio dal km 0 di Fisterra. La città è molto viva, l'aria che si respira vivace, i pellegrini che vi arrivano sono tutti elettrizzati per la fine del cammino. Alla stazione del bus gente che si saluta calorosamente sapendo che non si vedrà più o che forse troveranno il modo di rivedersi, ma comunque grati di aver condiviso anche solo un caffè insieme.  A pranzo raggiungo Luca ed Edoardo, come ci eravamo promessi a Lires,  e prendiamo un caffè insieme. "Peccato non esserci incontrati prima" dico a Luca "oppure è stato bello così, chissà". Luca sorride e mi saluta. Dopo pranzo Valeria ed io andiamo al Faro, ossia al Km 0, ci scattiamo le foto di rito, poi ci sediamo ad un pub e ci beviamo una birra. Siamo entrambe felici di essere qui. La sera ci incontriamo con un suo amico al porto e andiamo a cena insieme .
Alle 10 siamo tutti sulla spiaggia di Praia do Mar de Fora per assistere al tramonto. Uno spettacolo che ogni sera si rinnova.