tag:blogger.com,1999:blog-51913612383904359252024-03-14T09:21:57.261+01:00Un genitore quasi perfettosos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.comBlogger78125tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-58460493597510271442020-07-03T18:33:00.000+02:002020-07-03T18:38:34.207+02:00CLINICA PSICOANALITICA DELLA PSICOSOMATICA - NATASCIA RANIERICORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Quarta Giornata.<br />
Sabato 9 maggio 2020<br />
Corpo e clinica psicosomatica: tema fondamentale che inaugura la psicoanalisi. Non c'è niente di naturale nel rapporto del soggetto col corpo (Freud); il corpo è soggetto ad influenze storico - culturali. La psicoanalisi nasce per curare le "bizzarrie" del corpo che la medicina non sapeva curare (paralisi isteriche). Dalla suggestione (ipnosi) alla cura della parola. Il corpo può sostituirsi alla parola; il corpo è teatro del conflitto psichico. Nel sintomo del corpo non c'è la volontà, la consapevolezza del soggetto: è una determinazione inconscia dovuta alla pulsione di morte (spinta che orienta verso la morte piuttosto che verso il piacere). L'ingovernabilità del corpo garantisce paradossalmente la salvezza, la tenuta del corpo. Noi non sappiamo cosa sta succedendo nel nosttro corpo. E' l'immagine del corpo che garantisce l'unitarietà del corpo.<br />
Quando il corpo si ammala facciamo esperienza di questa ingovernabilità perchè perdiamo il conforto del senso di unitarietà. Nella clinica incontriamo due tipi di accidenti del corpo; non tutte le patologie del corpo sono riconducibili a cause psichiche. L'accidente del corpo si iscrive nella storia del soggetto (ma questo accade a posteriori).<br />
La parola non sempre può avere degli effetti sulla patologia del corpo. Può essere che un trauma sia alla base di una patologia. Iscrivere la propria patologia all'interno di una storia toglie la centralità alla patologia e questa perde di forza nella vita del soggetto.<br />
Nei sintomi di conversione isterica non c'è una lesione organica; sono il prodotto di un fantasma inconscio contaminato dalla influenza sociale. I sintomi di conversione possono sparire sotto ipnosi quindi sono suscettibili dalla suggestione. E' un messaggio che il soggetto costruisce per fare appello all'altro. L'origine è un conflitto psichico rimosso che ritorna nella sua forma cifrata, simbolica del sintomo. Il SCI ha valore metaforico (un elemento che sostituisce un altro elemento) è un compromesso. C'è una rimozione della pulsione sessuale (anche solo immaginata) per convenzione sociale e al suo posto emerge qualcos'altro in forma cifrata (simbolico).<br />
Trattamento immaginario del corpo : il corpo diventa un enigma da decifrare.<br />
I sintomi , nella CI, sono interpretabili; la parola dell'altro ha un effetto se viene dimostrato che S1 sta al posto di S2, dove S1 è il sintomo di conversione isterica e S2 è l'elemento rimosso ( I = S1/S2).<br />
Se l'elemento rimosso viene linguisticamente mobilizzato, spiegato, il sintomo non ha più motivo di essere e si dissolve. Il SCI fa appello allo sguardo dell'altro, è culturalmente legato all'altro.<br />
Nella malattia psicosomatica il corpo è realmente malato, ma non se ne capisce la causa. Non c'è una compiacenza del corpo a farsi teatro, ma c'è un buco reale del corpo.<br />
Nella MP c'è una FISSAZIONE PULSIONALE (fissità della pulsione, coè la pulsione resta ancorata alla meta autoerotica) che è il contrario della sublimazione (soddisfazione alternativa). Non c'è una formazione di compromesso. La MP rappresenta un fallimento (cortocircuito) dell'inconscio.<br />
Il soggetto parla e associa un trauma al fenomeno psicosomatico, una perdita difficilmente elaborata.<br />
Il trauma incide una traccia sul corpo. Incontriamo una nota di melanconia o depressiva. Il soggetto trova impossibile operare il lavoro del lutto. Nessuna interpretazione ha efficacia; la parola, in questo caso, non può curare il corpo. I Fenomeni Psicosomatici possono essere incontrati sia nelle nevrosi che nelle psicosi. Come la psicoanalisi può ascoltare i FP?<br />
Operatività o meno della METAFORA PATERNA, ovvero se l'Edipo è stato o meno efficace.<br />
Il primo rapporto del bambino con la madre è di tipo fusionale (luna di miele fra il b. e la madre). Il corpo del bambino e della madre tendono ad essere uno (il movimento libidico è di fusionbilità cannibalica). Il padre si inserisce per separare questa fusione. Il movimento paterno è una funzione; la madre deve acconsentire che un elemento terzo (una funzione simbolica) entri nella fusione per aprire e consentire al bambino di liberarsi dalla morsa materna (cannibalica).<br />
La metafora sostituisce un elemento con un altro elemento. Il nome del padre (NP) castra il desiderio della madre (MD) e il bambino può essere liberato. Se un soggetto ha fatto esperienza di questo movimento allora la metafora è operativa. La castrazione è l'esperienza dell'impossibilità di essere uno con l'altro. Uscire dal desiderio materno vuol dire subire una castrazione che però libera il bambino, che rinuncia ad essere tutto per la madre.<br />
I FP mettono in luce (più che la struttura culturale e linguistica del corpo) l'esperienza istintuale del soggetto (l'esperienza del godimento del corpo).<br />
Le bizzarrie del corpo:<br />
corpi frammentati (shizofrenia)<br />
corpi come sacchi vuoti ( melanconia)<br />
corpi pesanti (obesità)<br />
corpi anoressici<br />
La dimensione del godimento del corpo è centrale nei FP: c'è impedimento di godimento per "fissazione pulsionale" o "immobilizazione libidica"; una parte del corpo è investita in senso autoerotico. La pulsione non si muove intorno ad una mancanza, ma su una parte del proprio corpo.<br />
L'analista può "scongelare" il desiderio "congelato" dell'altro attraverso il transfert (l'interpretazione non produce cambiamento).<br />
<br />sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-34353094003831405182020-06-22T13:34:00.000+02:002020-06-22T13:34:27.684+02:00L'IPERATTIVISMO INFANTILE - UBERTO ZUCCARDI MERLICORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Terza Giornata. - Sabato 14 marzo<br />
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E' stato necessario un modello mentale su base psicoanalitica per inquadrare un fenomeno che non era conosciuto. Il principio psicoanalitico a cui si è fatto riferimento è stato che "la psicologia individuale è sempre una psicologia collettiva". Questo principio è quindi ritenuto alla base del funzionamento e disfunzionamento della mente. Quindi il bambino iperattivo va inserito all'interno dell'epoca in cui è nato. Egli non ha un disfunzinamento individuale, ma un disfunzionamento sociale. Il bambino, fin dalla nascita, è un "oggetto sociale", è un oggetto del linguaggio familiare (è il piano dell'Altro). Il secondo piano è il piano del bambino e della famiglia nel legame con la società.<br />
Quindi consideriamo due ordini di alterità: l'alterità familiare e l'alterità sociale.<br />
Evitiamo di pensare al bambino come deficit; per noi non esiste "correzione del deficit"; il deficit è strutturale, non è costituito per natura.<br />
Tutta la vita dell'animale è dominata dall'istinto (dispositivo istintuale); nel campo umano la rigidità o la chiusura, la perfezione naturale non esistono.<br />
Esiste un deficit dell'essere parlante; il mondo umano è un mondo instabile (al contrario del mondo naturale) e mutevole.<br />
Che cosa è il fenomeno corporeo dell'iperattività? Non è un bambino vivace, ma è un bambino che non controlla il suo comportamento.<br />
Il bambino iperattivo non riesce a giocare in modo costruttivo, cambia continuamente oggetto, nessun oggetto placa la sua ricerca di soddisfazione.<br />
L'iperattività ha messo in crisi i capisaldi della pedagogia; l'approccio pedagogico tradizionale non funzionava e si è ricorsi alla psichiatrizzazione.<br />
Capire l'iperattività per aiutare le famiglie a prendersene cura. Se il mentale è il sociale, la cura del mentale è sociale. Si può pensare che vi sia una alterazione della funzione fondamentale, cioè <u>l'alterazione della funzione del limite</u> all'interno del quadro familiare (limite al godimento).<br />
Una volta bastava "lo sguardo del padre" per indurre il figlio ad abbassare la testa.Questa figura del padre è tramontata. Al suo posto ha preso piede una progressiva maternalizzazione della pratica pedagogica (etica della spiegazione, no alla punizione, ecc.) che ha messo da parte la figura del padre come "senso del limite". Mentre in passato l'educazione aveva una funzione repressiva della pulsione (e del godimento), la decostruzione della "funzione del limite" ha fatto emergere il comportamento iperattivo.<br />
Il sintomo infantile è il risultato delle trasformazione del campo collettivo.<br />
"IO NON RIESCO A FERMARMI" riguarda qualcosa che non è stato disattivato, cioè la pulsione (Freud) e il godimento (Lacan).<br />
L'ingresso nella vita è sempre un ingresso disordinato e in un secondo tempo "l'ordine simbolico" si sostituisce al "disordine pulsionale". La "rinuncia alla soddisfazione" è assente nell'iperattività.<br />
La soddisfazione ha bisogno di un contenimento per manifestarsi. Perchè vi sia godimento, la pulsione deve essere disattvata sulla scala della legge del desiderio (presenza della funzione collettiva del limite).<br />
Gli stimolatori della legge del desiderio sono le persone che stanno intorno al bambino.<br />
l'iprattività è il tentativo di scaricare qualcosa di eccessivo che parasssita nel campo pulsionale (nella civiltà del capitalismo avanzato gli oggetti intasano la vita collettiva).<br />
Saper giocare è avere a che fare con <u>una funzione che ci separa</u> dal corpo materno.<br />
Il bambino iperattivo non si inserisce nell'istituzione scolastica. Il passaggio dalla casa (legame materno primario) all'istituzione è impossibile. Il B.I. non sa stare fermo al banco. Il B.I. attua un estremo rifiuto delle regole; piùpercepisce che qualcuno lo vuole "regolare" più alza il tiro della sua iperattività. Più si ipugnano le regole, più il bambino sfugge.<br />
Come ci si può avvicinare al B.I.? come itervenire? cosa non fare? come fare a non fare troppi errori? come aiutare un bambino a fermarsi, a prestare attenzione, a giocare?<br />
Modello vincente:<br />
- accogliere l'iperattività non come deficit, ma come disagio collettivo.<br />
- il B.I. non è un soggetto da curare e da educare (educare è fare richieste, è domandare, è dare limite).<br />
- il B.I. <b>disattiva </b>l'Altro nel momento in cui gli chiede qualcosa.<br />
La posizione dell'analista nei confronti del B.I. è di una POSTURA SENZA DOMANDA.<br />
Accoglie il B.I. così come è, crea un luogo senza rifiuto della iperattività. L'analista non chiede nulla.<br />
L'analista è un oggetto che non chiede nulla e che il bambino può utilizzare. L'analista "libero" dal desiderio di curare, può diventare oggetto del gioco del bambino. La posizione analitica è una posizione priva di desiderio (meno fai, meglio fai). L'analistagiocava da solo e in questo modo "agiva" l'esca (il desiderio dell'altro) producendo curiosità nel bambino. Il bambino allora chiese "cosa fai?". questa domanda costituiva il primo mattone della costruzione della relazione fra l'analista e il bambino. Gli analisti erano giovani perchè dovevano sembrare compagni di gioco. Il bambino con il gioco metteva in scena il suo ruolo nel campo familiare. Il maggiore ostacolo incontrato nella nostra esperienza sono sttai i genitori ai quali non sapevamo spiegare cosa si facesse realmente al centro. I bambini guariti sono stati quelli i cui genitori si erano fidati del centro.sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-71115906989128271702020-06-22T10:31:00.002+02:002020-06-22T10:31:56.550+02:00LE DEPRESSIONI CONTEMPORANEE - Concetta Elena FerranteCORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Terza Giornata.<br />
Sabato 14 marzo<br />
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Il soggetto entra nel legame con l'altro perchè cerca nell'altro ciò che gli manca.Questa è un'illusione "benevola", ma necessaria per entrare nel legame con l'altro. In questo modo il soggetto può sentirsi "completo". Quando l'Altro (l'oggetto) viene a mancare il Soggetto "cade".<br />
La difficoltà ad accettare la perdita, quindi non accettare la propria posizione di finitezza e di mancanza, può portare alla depressione.<br />
Il soggetto perde il "rispecchiamento" con l'oggetto invertito. Cosa vediamo nei soggetti che cadono in depressione a causa della perdita dell'oggetto desiderato? Cambia la percezione dell'immagine che il soggetto ha di sè (ideale dell'Io). La domanda da porsi è la seguente: "ci sono stati antecedenti alla caduta depressiva? Qualcosa era venuto a mancare prima?" E' possibile che ci sia nella storia del soggetto un evento infantile di perdita non elaborato. Il soggetto si è già sentito "cadere", ha già fatto esperienza di una "caduta fallica" che ha intaccato la propria l'immagine; per esempio un bambino è stato travolto da un evento in cui si è sentito "cadere" e che nessuno "ha messo in parola" e ha quindi aiutato ad elaborare. Il trauma si congela nella psiche e il soggetto risponde, costruendosi delle immagini di sè che evitino la "caduta fallica" (ad es. "IO DIVENTERO' LA PIU' BRAVA DI TUTTE").<br />
Sono identificazioni riparatorie che consentono di ricostruire la propria immagine di sè.<br />
Si sta parlando di depressione nevrotica: costruzioni immaginarie che riequilibrano la caduta dell'immagine di sè. Vi è uno scarto tra l'IO e l'Ideale dell'IO: il soggetto tende ad aderire ad un Ideale per collegarsi al desiderio dell'Altro. Quando questo Ideale cade si scontra col precedente vissuto.<br />
Nella contemporaneità c'è la tendenza a compattarsi massicciamente intorno a qualcosa che aiuti a superare la depressione (l'Io ascetico è un modo "assoluto" per difendersi dalla depressione).<br />
Sul piano della cura è fondamentale andare a cercare l'evento precedente evocato dalla "caduta" contingente. Il soggetto nevrotico si lascia rappresentare dalla mancanza e dal linguaggio.<br />
Il soggetto perde una parte di Sè per aderire all'Altro (cultura, linguaggio) e da questo nasce il desiderio per l'oggetto. E' dalla separazione tra Soggetto e Altro che nasce il desiderio. Entrambi sono mancanti di qualcosa (alienazione/separazione). Nel lutto c'è un "buco nel reale" e il processo di elaborazione è simbolico.<br />
Nella psicosi/melanconia il soggetto è impossibilitato a portare avanti il processo di separazione/alienazione che, se compiuto lo porterebbe ad accedere al desiderio dell'altro.<br />
In questo caso non è avvenuta la separazione simbolica dall'altro. Nella melanconia e nella psicosi al soggetto è mancato "l'operatore" (il Nome del Padre) che consente la separazione da cui si produce il soggetto mancante e l'oggetto da desiderare. Il soggetto è completamente "alienato" o completamente "separato". Si verifica una impossibilità a dialogare con l'altro. Quando la persona è "vicina" è completamente vicina; quando è "lontana" è completamente lontana. Il melanconico ha un senso di colpa non riparabile, la colpa di esistere, vive la Legge come un ideale alla quale egli appare indegno: nessuna legge può sanzionare la colpa del soggetto melanconico. Nella depressione nevrotica il senso di indegnità è legato all'impossibilità di aderire al desiderio dell'altro. Il delirio di indegnità non è in relazione all'altro: vi è coincidenza tra la propria esistenza e il NULLA.<br />
Forclusione etica della responsabilità : non si può responsabilizzare il melanconico.sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-65194809881533727712020-02-29T14:22:00.000+01:002020-06-20T10:15:18.416+02:00LE DIPENDENZE PATOLOGICHE. Relatore Mauro MilanaccioCORSO DI SPECIALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Seconda giornata. 2^ parte - Sabato 15 febbraio 2020<br />
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Nella nostra società contemporanea il termine "dipendenza" ha quasi sempre una connotazione negativa. Al contrario nel discorso lacaniano la "dipendenza dagli altri" rappresenta il "legame sociale". La dipendenza non è limitante, ma è la base stessa della nostra realizzazione; il legame è un bisogno. Non c'è soggettivazione senza l'Altro*.</div>
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<b>Partners inumani </b>sono oggetti importanti per noi con i quali dialoghiamo.</div>
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Freud parla dell'<b>impotenza psichica</b> quando avviene la scissione tra l'amore sacro e l'amore profano.</div>
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Vi è degradazione (e quindi frustrazione) della vita amorosa quando si attua la scissione dalla versione idealizzata dell'oggetto. Nel disagio della civiltà la vita è dolore e il soggetto cerca di evitare la sofferenza con dei metodi; uno di questi è l'abassamento del livello del piacere per arrivare alla quiete. </div>
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* a: altro come specchio simile a noi</div>
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A è il linguaggio, il luogo dei significanti, la cultura </div>
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Altro: incarnazione di A svincolata dall'individualismo</div>
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<b>Dipendenza da sostanze psicoattive (sintetiche)</b></div>
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E' un fenomeno moderno (metà '800) proprio della civiltà industriale che accompagna l'idea di progresso.</div>
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Perchè le cose nell'Umano non vanno da sè come negli animali?</div>
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Perchè l'umano usa un linguaggio "diverso" dagli altri,<i> che non ha un significato preciso.</i></div>
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<i>L'insieme dei segni non definisce per sè il significato; la significazione è sempre aperta.</i><br />
<i>Esempio: </i>S1 "MARCO E' UN BUONO"<i> - </i>S2 "A NULLA"<i></i><br />
La logica del significante S1 ha una logica aperta<i> </i>che viene definita da S2<i>.</i></div>
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La pulsione è diversa dall'istinto; l'istinto consente di attuare un comportamento per la sopravvivenza.</div>
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<i>La pulsione ha un carattere biologico </i>(la spinta) <i>e un carattere psichico</i> (la soddisfazione).</div>
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La pulsione non è istintuale. Il "bisogno" umano non "va da sè".</div>
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Introduciamo il concetto di inconscio: il sottotesto di ciò che noi diciamo; <u>noi "siamo parlati" dal nostro discorso (atti mancati, sintomi, lapsus, sogni)</u>.</div>
<div style="text-align: justify;">
La pulsione (concetto di frontiera fra il somatico e lo psichico) è una deriva, è l'eco nel corpo del fatto che ci sia un dire (Lacan). </div>
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Gli affetti sono un effetto del dire; un discorso produce sentimenti; anche il dolore è un effetto del dire. Lacan dice che pensarsi un IO è una follia. Recalcati osserva che laddove il godimento sostituisce il desiderio, il godimento diventa fine a sè stesso (come il godimento del criceto sulla ruota). </div>
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Ci sono sintomi che non fanno METAFORE, sono discorsi chiusi su sè stessi. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-65326321510083396352020-02-22T08:56:00.000+01:002020-06-20T10:16:09.917+02:00IL TRATTAMENTO DELLA FAMIGLIA- Docente Nicolò TerminioCORSO DI SPECALIZZAZIONE SULLA CLINICA DEI NUOVI SINTOMI. Seconda giornata, 1^parte - Sabato 15 febbraio 2020<br />
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Ci tiene a sottolineare, il Relatore, che la prima volta che ha tenuto questa lezione era l'anno 2010 e che anno dopo anno, nello svolgersi della lezione davanti a nuove persone, grazie ai loro contributi ha aggiunto nuovi contenuti.</div>
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<b>Assunti teorici: </b></div>
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1) per Lacan l'inconscio è sempre <u>singolare </u>quindi anche il trattamento della famiglia va contestualizzato all'interno della <i>clinica dei nuovi sintomi (psicopatologia strutturale);</i> </div>
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2)<i> il piano descrittivo </i>è la superficie (pensiamo ad un tavolo); <i>il piano strutturale</i> è quello che sta sotto (come se sotto al tavolo agisse un campo magnetico).</div>
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Per Lacan il rapporto tra il Soggetto e l' Altro è sempre relazionale. Quando si dice "Altro" si intende anche il desiderio dell'altro (la pulsione), cioè il rapporto tra il soggetto e la sua soddisfazione.</div>
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3) la clinica del vuoto si contrappone alla clinica freudiana.</div>
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<i>Sintomo freudiano</i>: la struttura del messaggio è rivolto all'altro (logica del desiderio); si rifiuta il cibo per provocare l'altro; il sintomo ha un messaggio rivolto verso l'altro. "Sto male quindi chiamo un'amica per parlare"</div>
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<i>Sintomo lacaniano</i>: rapporto tra mancanza e vuoto; la mancanza diventa vuoto, l'agito surclassa il pensato. Il sintomo è una scarica (pulsione) che non si rivolge all'altro (o al desiderio dell'altro). Il sintomo nasce come appello all'altro per poi diventare fine a sè stesso. Il sintomo diventa "scarica"; "sto male quindi mi taglio" (rifiuto dell'altro e sfiducia verso l'altro).</div>
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LA FAMIGLIA RAPPRESENTA L'ALTRO DEL SOGGETTO, è il luogo dove si vive l'<i>appartenenza </i>e dove si impara a separarsi (<i>trovare il proprio desiderio</i>). Appropriarsi del marchio che ci ha generato ma dandogli una valenza diversa.</div>
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E' il luogo delle RELAZIONI (ciò che sta sotto/il simbolico) e delle INTERAZIONI (ciò che sta in superficie/immaginario/identificazioni).</div>
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Lacan parla dei legami familiari sostenuti dalle<i> identificazioni reali</i>, aspetti del linguaggio, molto simili alle "lalalang" (modi di dire incistati, ma che hanno un senso nella storia della famiglia).</div>
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Il trattamento della famiglia nella clinica dei nuovi sintomi può significare il passaggio dalla <i>"domanda di trattamento al trattamento della domanda".</i></div>
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<u>Il trattamento della famiglia è un preliminare</u>; ognuno deve essere /diventare responsabile rispetto al proprio desiderio (trattare la domanda dei genitori (preliminare) prima di occuparsi del sintomo del figlio. A questo riguardo è importante la <i>trama delle generazioni</i>.</div>
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La famiglia viene coinvolta quando c'è da far emergere la domanda nel soggetto, quando la domanda viene dall'Altro e non dal soggetto che porta il sintomo.</div>
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<b>Assunto teorico</b>:</div>
<div style="text-align: justify;">
4) dispositivi di vulnerabilità (psicopatologia fenomenalogica)</div>
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<i>dispositivo del conflitto nevrotico</i> nasce dal "soggetto come è" e "il soggetto come vorrebbe essere per l'Altro". Il Soggetto nasconde una parte di sè (la sua verità) oppure questa parte di sè si trasforma in sintomo. Il fantasma del nevrotico è pensare che l'Altro gli vieta di essere sè stesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<u>Nella clinica del vuoto c'è il rifiuto dell'Altro (sfiducia e diffidenza).</u></div>
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La funzione riflessiva o di rispecchiamento (teoria dell'attaccamento) contempla la possibilità di riconoscersi nella mente dell'Altro: "chi sono io per l'Altro?"</div>
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Il soggetto borderline non è riuscito a "capire" qual è il desiderio dell'Altro (non ha costruito il "fantasma inconscio"); se potesse accedere al "desiderio" dell'altro scoprirebbe che è stato "abusato" e l'abuso è qualcosa di non mentalizzabile (TRAUMA). Nella clinica del vuoto l'Altro non è mentalizzabile perchè, a sua volta, disorganizzato.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'intervento terapeutico freudiano si fa con l'interpretazione che determina un'apertura del discorso (punteggiatura); poi c'è l'interpretazione come <i>taglio</i>: il silenzio dell'analista.<br />
<b>Assunto teorico:</b><br />
5) IDEA DI SOGGETTO in Lacan<br />
l'Essere è condizionato dal <i>dispositivo del linguaggio</i> (rapporto tra tra soggetto e linguaggio).</div>
<div style="text-align: justify;">
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Nel trattamento di soggetti borderline o psicotici <u>va costruito il testo.</u></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella clinica lacaniana il linguaggio funziona come <u>struttura</u>:</div>
<ul>
<li>nella psicosi è compromesso l'atto di significazione (maniera d'essere), senso ed esistenza sono dissociati; </li>
</ul>
<ul>
<li>nel borderline il discorso si presenta sotto forma di <i>sciame dei significati</i>, non ha una struttura chiara (livello LALALANG*); è la singola lettera che non si concatena ad altre lettere e non ce la fa a diventare parola; dissociazione come <i>disorganizzazione dei significanti; disforia.</i></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
*<u> livello lalalang</u> (trauma) del linguaggio: qualcosa che sfugge, ma che sappiamo avere un significato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
CLINICA DEL VUOTO</div>
<div style="text-align: justify;">
1) Io senza Inconscio : alienazione senza separazione</div>
<div style="text-align: justify;">
paranoia (divisione tra Io e Altro</div>
<div style="text-align: justify;">
perversione (chiede la cura quando si interrompe il godimento)</div>
<div style="text-align: justify;">
esperienza di un soggetto indiviso</div>
<div style="text-align: justify;">
2) Es senza Inconscio: melanconia e borderline</div>
<div style="text-align: justify;">
separazione vs alienazione</div>
<div style="text-align: justify;">
disregolazione emotiva</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<i></i></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-59225763536837202472020-01-19T15:41:00.001+01:002020-06-20T10:17:01.003+02:00LA CLINICA DEL VUOTO - MASSIMO RECALCATICorso di Specializzazione sulla clinica dei nuovi sintomi. Prima giornata. 1^ parte<br />
18 gennaio 2020<br />
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<div style="text-align: justify;">
Sabato 18 gennaio ho partecipato al primo incontro. Molte persone presenti in sala e di diverse professionalità: medici, psicologi, infermieri, educatori, insegnanti, allievi IRPA.</div>
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L'atmosfera in sala è di attesa e aspettando l'inizio della lezione della mattina "La clinica del vuoto" di Massimo Recalcati decido di "presentarmi" alla mia vicina alla mia destra; conosco così Michela di Pavia, insegnante di scuola elementare da venti anni. E' interessata al corso perchè sta cercando nuovi strumenti per affrontare il disagio portato dai suoi studenti che spesso si risolve in dispersione scolastica. Fortunatamente la sua Dirigente appoggia l'iniziativa di Michela , convinta in un sicuro ritorno positivo per la sua scuola. Poi conosco Annalisa, studentessa in scienze della formazione, 24 anni, di Lecco, interessata al corso perchè lo vede come un processo di apertura verso il mondo, altrimenti si sente chiusa in un ambito troppo ristretto, sebbene faccia l'Università. </div>
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Poichè la parlata toscana è inconfondibile si gira verso di noi Simone di Livorno; educatore professionale presso una cooperativa che svolge un servizio di centro diurno per ragazzi ADHD ed altro. Anche lui sta cercando nuovi strumenti per allargare il suo spazio di azione professionale al disagio giovanile. Simone pensa anche alla possibilità di aprire un Centro Jonas a Livorno e nel primo pomeriggio avrà un colloquio con una delle responsabili di Jonas Milano.</div>
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Entra Massimo Recalcati in sala e comincia la lezione; i suoi riferimenti bibliografici per la lezione sulla clinica del vuoto sono : "La clinica del vuoto" ed. 2002, "L'uomo senza inconscio" ed. 2012 e "Le nuove melanconie", ed. 2019. I concetti espressi nel suo ultimo libro, che sto leggendo, sono articolati e complessi, la lettura impegnativa. L'ascolto al contrario è coinvolgente e il linguaggio col quale M.R. svolge il suo discorso è "semplice" e coinvolgente. L'attenzione non va mai calando. </div>
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L'argomento è quello sul <b><u>disagio della contemporaneità.</u></b></div>
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Prima viene fatto un escursus sul <i><u>disagio della civiltà ai tempi di Freud e secondo l'analisi freudiana</u></i>.</div>
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Da una parte c'è il "programma della pulsione"che esige la scarica per il proprio soddisfacimento e dall'altra c'è "il programma della civiltà" che chiede il <i>differimento</i> del soddisfacimento pulsionale.</div>
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L'amore per e il lavoro rappresentano una sublimazione della pulsione. L'ingresso nella civiltà ha un costo cioè il "<i>sacrificio simbolico della pulsione</i>" ovvero la rinuncia al soddisfacimento totale e integrale della pulsione. Questo "sacrificio" umanizza la vita, dà diritto di cittadinanza nella polis, nella famiglia, ecc. Questo discorso si può sintetizzare in un <u>algoritmo Ideale/Pulsione</u> dove la pulsione è sottomessa all'Ideale.</div>
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LA NUOVA PSICOLOGIA DELLE MASSE propone l'inversione dell'algoritmo freudiano e troviamo invece che la Pulsione sovrasta l' Ideale ( Pulsione/Ideale): il <i>godere </i>si impone sul <i>dovere</i>.</div>
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Da qui si ha a livello individuale uno sbriciolamento dell'identificazione col padre, visto come colui che ci permette il distacco dalla simbiosi materna e lo sbriciolamento dei legami sociali.</div>
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Osserviamo una nuova configurazione del collettivo ipermoderno atomizzato, frammentato, senza unità; il populismo si configura come una destrutturazione del politico.</div>
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Il "godere" in questo contesto è un prolungamento del "dover godere" che non è l'esito di una libertà, ma di una schiavitù; "Dovere" e "Godere" sono le due facce della stessa medaglia.</div>
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In questo contesto nche la famiglia, tradizionalmente e freudianamente edipica, si trasforma. Il padre non è più il soggetto centrale che garantisce l'ingresso nella polis grazie alla rinuncia all'incesto (al desiderio), ma al suo posto subentra il "Consumatore" (CAPITALISTA) che si caratterizza per avere un rapporto iperattivo con l'oggetto consumato.</div>
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Nella società Ipermoderna si assiste alla evaporazione del padre (senza nessuna nostalgia per il patriarcato!!). Anche il desiderio e il desiderare subisce una trasformazione.</div>
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LA METAMORFOSI DELLA MANCANZA NEL VUOTO</div>
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La mancanza è una condizione d'essere del Soggetto sempre associata al desiderio.</div>
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Il desiderio va sempre verso l'Altro, ha un carattere intersoggettivo. Il soggetto che percepisce un vuoto può recuperare la parte "perduta" stabilendo una relazione con l'Altro.</div>
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Quando si enuncia la "mancanza nel vuoto" si considera una debolezza dell' azione (della civiltà) nei confronti del soggetto; il desiderio non è più vettore e vi è una chiusura del campo dell'Altro.</div>
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Viene a mancare "il transfert primario", non si cerca, ad esempio, nel maestro la prova del nostro valore. Mentre "il nevrotico" è appeso all'altro, "il tossicomane" pensa solo al suo godimento, l'altro non esiste. Nella depressione l'oggetto perduto è "sempre presente", nella melanconia il soggetto non sa stare nell'assenza dell'oggetto; deve sempre tradurre l'assenza in presenza.</div>
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Nella bulimia lo stomaco è "il vuoto" da riempire; nell'anoressia il vuoto viene coltivato per "sentire la presenza del vuoto".</div>
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Il nostro tempo è "intossicato" perchè esclude il tempo dell' <i>attesa</i>.</div>
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PARADIGMA SECURITARIO E LA PASSIONE PER IL MURO</div>
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La pulsione di morte ha origine nella pulsione di autoconservazione (p. primaria); la vita per Freud è anche angoscia della vita, il mondo è straniero e ostile. La pulsione non è quindi solo apertura verso il mondo, ma anche chiusura e conservazione. I giovani di oggi con fobia sociale sono quelli che si ritirano dalla scuola, hanno un attaccamento morboso all'oggetto tecnologico che attuano comportamenti regressivi a tal punto che la pulsione di autoconservazione si trasforma in pulsione di morte (anoressia). Il bisogno di sicurezza diventa una pulsione che porta all'autodistruzione.</div>
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Il "confine" sano è poroso, permeabile; nella malattia mentale il confine diventa impermeabile, non vi è impoverimento dell'IO, ma un IO ipertrofico (eccessivo nelle dimensioni o nelle attribuzioni).</div>
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LE NUOVE MELANCONIE HANNO IL PRIMATO DELLA PULSIONE SECURITARIA</div>
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Le nuove melanconie non hanno come nucleo il senso di colpa, ma la pulsione securitaria. Il corpo è un peso datrascinare e il desiderio è "spento". </div>
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sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-49901335880220767402019-09-26T17:03:00.000+02:002019-09-26T17:03:32.900+02:00FISTERRA FINALMENTE !!Martedì 27 luglio 2019<br />
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Anche stamani piove così Angela, Valeria ed io abbiamo deciso di prendere il taxi. Prima di partire ci siamo soffermate al bar dell'Ostello a fare colazione e a parlare con altri pellegrini che si stanno preparando per l'ultima tappa del cammino e che, nonostante il tempo avverso, hanno deciso di arrivare a Fisterra camminando sotto la pioggia. Entrano nel bar due pellegrini che arrivano da Hospital: Luca, italiano di Verona, 41 anni, insegnante di musica, ed Edoardo, Brasiliano, 69 anni, al suo 6° cammino; incontrerò di nuovo Edoardo a Santiago e scoprirò che è un professore universitario a Santigo per una Conferenza sull'economia. Ci sediamo insieme al tavolo e parliamo, un po' seriamente e un po' prendendoci in giro. Stamani l'umore è buono e l'atmosfera frizzantina, colpa del Cammino e della consapevolezza che oggi sarò a Fisterra e che ho portato a termine un'impresa che solo qualche anno fa mi sembrava impossibile. Senza rendermene conto sono felice, orgogliosa e con tanta voglia di parlare e comunicare. </div>
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Arrivate a Fisterra Angela ci saluta e va per la sua strada; Valeria ed io trascorreremo la nostra ultima giornata insieme. Lei ha prenotato all'Ostello Mar de Fora, io no, ma visto che arriviamo presto conto di trovare un letto disponibile. E così accade. Dopo essermi sistemata, pulita e fatto il bucato, vado a fare un giro per la città. Prima di tutto vado all'Ufficio Turistico a ritirare il certificato del passaggio dal km 0 di Fisterra. La città è molto viva, l'aria che si respira vivace, i pellegrini che vi arrivano sono tutti elettrizzati per la fine del cammino. Alla stazione del bus gente che si saluta calorosamente sapendo che non si vedrà più o che forse troveranno il modo di rivedersi, ma comunque grati di aver condiviso anche solo un caffè insieme. A pranzo raggiungo Luca ed Edoardo, come ci eravamo promessi a Lires, e prendiamo un caffè insieme. "Peccato non esserci incontrati prima" dico a Luca "oppure è stato bello così, chissà". Luca sorride e mi saluta. Dopo pranzo Valeria ed io andiamo al Faro, ossia al Km 0, ci scattiamo le foto di rito, poi ci sediamo ad un pub e ci beviamo una birra. Siamo entrambe felici di essere qui. La sera ci incontriamo con un suo amico al porto e andiamo a cena insieme .</div>
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Alle 10 siamo tutti sulla spiaggia di Praia do Mar de Fora per assistere al tramonto. Uno spettacolo che ogni sera si rinnova.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-78820385834992575722019-09-22T17:56:00.001+02:002019-09-22T17:56:09.603+02:00DA MUXIA A LIRESLunedì 26 luglio 2019<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4wQRzTUzahVY3ix1D_b3AkG2Ic363BWqeWyxRU7qAlqRmlufUVKKE7hjRVpvi6NvduNGLGT4hT7TcdPtssXjojzVMQ0a3bAE5WoA_r1tW6eZVT49a7i-KD6lhFjeaZU5qTNG_rl5E8IE2/s1600/IMG_20190726_175707.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4wQRzTUzahVY3ix1D_b3AkG2Ic363BWqeWyxRU7qAlqRmlufUVKKE7hjRVpvi6NvduNGLGT4hT7TcdPtssXjojzVMQ0a3bAE5WoA_r1tW6eZVT49a7i-KD6lhFjeaZU5qTNG_rl5E8IE2/s320/IMG_20190726_175707.jpg" width="320" /></a>Sebbene avessi una mezza idea di fare sosta a Muxia, poichè oggi è bel tempo decido di riprendere il cammino fino a Lires, una tappa breve di soli 15 km, ma prevale la voglia di camminare. Alle 6 mi alzo e faccio una doccia, poi con Angela e Valeria andiamo al bar in angolo difronte al porto a fare colazione. Davanti il bar c'è il bus diretto per Santiago; lì sopra vediamo la pellegrina californiana con la quale abbiamo conversato la sera precedente e smanettiamo animatamente per attirare la sua attenzione e salutarla. A mezzogiorno sono già arrivata a Lires, anche qui sono la prima a prendere posto in camera e come sempre scelgo la cama bassa. L'ostello è grande ed è l'unico segnalato dalle guide, nonostante ve ne siano altri due sulla strada che porta al mare. Non ci sono molti servizi in paese, ma l'ostello fa anche da bar e ristorante. Poco più tardi di me arriva anche Valeria che lamenta dolore alla caviglia, ancora dopo arriva Angela.</div>
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Nel pomeriggio Valeria ed io andiamo a vedere l'oceano; Valeria vuole fare una passeggiata lungo l'ampia spiaggia di Lires ed io l'aspetto al bar che si trova in alto proprio difronte alla spiaggia. Ordino una birra e mi godo il panorama. Verso l'ora di sera il cielo si fa nuvoloso, si anuncia di nuovo la pioggia e con Valeria torniamo in Ostello. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-44104635487403679602019-09-21T10:31:00.000+02:002019-09-21T10:31:40.308+02:00DA HOSPITAL A MUXIADomenica 25 Luglio 2019<br />
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Stamani, come annunciato dalle previsioni meteo, piove e tira vento. Mi preparo e salgo al bar; 100 metri a piedi bastano per bagnarsi e capire che, almeno per me, è impossibile andare a piedi stamani.</div>
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Faccio colazione mentre aspetto che salgano anche Valeria ed Angela. Dal bar si vedono passare pochi pellegrini intrepidi che, nonstante le condizioni meteo avverse, hanno deciso di camminare. Stamani non abbiamo fretta tanto col taxi arriveremo presto a Muxia. Oggi è anche la festa di San Iacopo e quindi ci sarà qualche festeggiamento in paese. Marina, la hospitalera, ci chiama un taxi. Arriviamo presto a Muxia e abbiamo tutto il giorno a disposizione per visitare il paese. Ci sistemiamo all'Ostello Muxia Mare, dove Angela e Valeria avevano prenotato, ma c'è posto anche per me. Valeria ed io usciamo per fare un po' di spesa per il pranzo e poi andiamo all'Ufficio turistico a ritirare la "compostella" che certifica che siamo arrivate al Km 0 di Muxia. Dopo mangiato Valeria decide di rimanere a letto mentre io vado in giro per visitare il paese: una prima escursione mi porta verso la strada lungomar che sarà il sentiero in uscita dal paese, verso Fisterra, poi mi addentro fra le case fino ad arrivare al Santuario di Nostra Signora della Barca.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_4jTjRYEJaCYWDooWAn-unT_ESHfu0drjq-oxUqC1nHwCOuJxfUdVI2QdCJpiLj0F3uPjCXv9S63fPxTp7R58vrnyWaSjG5V71EA8t0DNV5nbCc1i_evDrxazYwdRXFWLMPlmNiMTUNVP/s1600/IMG_20190725_180649.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_4jTjRYEJaCYWDooWAn-unT_ESHfu0drjq-oxUqC1nHwCOuJxfUdVI2QdCJpiLj0F3uPjCXv9S63fPxTp7R58vrnyWaSjG5V71EA8t0DNV5nbCc1i_evDrxazYwdRXFWLMPlmNiMTUNVP/s320/IMG_20190725_180649.jpg" width="157" /></a> Il posto è suggestivo: una chiesa sulla scogliera che guarda l'Oceano. Durante il giorno il posto è pieno di turisti in visita al santuario; all'ora del tramonto, il luogo si fa più solitario e silenzioso; poco prima delle 22, i pellegrini si siedono sul piazzale antistante la chiesa o sugli scogli e in silenzio assistono alla discesa del sole nell' Oceano. Ogni sera uno spettacolo unico e diverso. Oggi è la festa di San Jacopo e, verso le 18, lungo mare-zona porto, c'è una festa paesana dove la gente del posto arrostisce sardine e mangia in compagnia. Con 5 euro è possibile avere un bicchiere di vino e un piatto con 6 sardine da mangiare rigorosamnete con le mani. Valeria ed io partecipiamo alla festa neanche troppo affollata e mangiamo le nostre sardine. Dopo cena ci incamminiamo verso il Santuario dove ritroviamo anche Angela, per assistere allo spettacolare tramonto che la natura ci offrirà quella sera.</div>
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Abbiamo ancora voglia di stare svegli e quindi decidiamo di andare al bar a bere qualcosa insieme per festeggiare quella bellissima giornata ormai trascorsa. E' con noi anche una pellegrina californiana che abbiamo già incontrato ad Hospital; si beve e si parla un po'. La signora californiana è interprete del linguaggio dei sordomuti e ci racconta che l'indomani mattina prenderà il pulman da Muxia per tornare a Santiago e poi a casa. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-13401867322809809892019-09-21T09:32:00.002+02:002019-09-21T09:32:37.783+02:00DA SANTA MARINA AD HOSPITALMercoledì 24 Luglio 2019<br />
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Come al solito sveglia alle 6. Stamani la colazione è sostanziosa: un pezzo di empanada col baccalà e un cornetto tostato con marmellata. Camminare oggi non sarà un problema. Il tempo è nuvoloso e quindi anche il caldo non incombe. Anche Valeria si è alzata con me e abbiamo fatto colazione insieme, poi ci siamo accordate che ognuna segua il suo ritmo che tanto ci troveremo ad Hospital dove abbiamo già prenotato il posto letto. Angela che parla spagnolo ha fatto questo per noi. Anche lei si è alzata presto, ha fatto colazione prima di noi e si è incamminata. </div>
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Il paesaggio è bello, si sale in alto fino ad arrivare ad un Mirador dal quale dopo una breve, ma piuttosto impegnativa salita si gode un'ottimo panorama. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi42Z6Cn3ByKnMfz3vsZpSLh0EMp6rYUmDim2q2-iH0fA6pQzNNQp5pFj9y1yjIO9ONaTrFt06m99t2PMDKYvfH1rKhktdeqctNw4Api6Gc2iMTzEAsOKiiwc5eMMjuW4MbDC-dOENx1yw_/s1600/IMG_20190724_121232.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi42Z6Cn3ByKnMfz3vsZpSLh0EMp6rYUmDim2q2-iH0fA6pQzNNQp5pFj9y1yjIO9ONaTrFt06m99t2PMDKYvfH1rKhktdeqctNw4Api6Gc2iMTzEAsOKiiwc5eMMjuW4MbDC-dOENx1yw_/s320/IMG_20190724_121232.jpg" width="157" /></a>Dopo una breve sosta riprendo il cammino fino ad Olveirola e da qui il sentiero riprende a salire fino ad Hospital. Lungo il sentiero mi capita di incrociare un gruppo enorme di circa 300 adolescenti che camminano in senso contrario al mio; parlano piano, nessuno di loro urla, è quasi un miracolo! Ad Hospital non c'è molto, giusto il bar della Hospitalera che gestisce anche l'Ostello "O Castelino". Hospital si trova al bivio dove da una parte si va a Muxia e dall'altra a Fisterra. Fuori il bar c'è un cartello che avvisa i pellegrini che per i prossimi 15 km non troveranno ristori e li consiglia di fermarsi a mangiare qui. Io arrivo alle 13, Marina, la hospitalera, mi dice di sedermi e mangiare qualcosa che dopo mi accompagnerà in auto in Ostello. Ci sono altre persone che stanno aspettando "il passaggio" e quindi mi siedo, ordino un boccadillo e una birra, mi rifocillo e aspetto. Dopo aver mangiato Marina accompagna me e un'altra pellegrina francese in ostello che si trova un poco al di sotto del bar fra le poche case e stalle del paese. A causa delle mosche è quasi vietato aprire porte e finestre, ma, a parte questo piccolo dettaglio l'ostello è carino ed ospitale. C'è anche un piccolo giardino dove poter stendere il bucato ad asciugare. Ci accordiamo che stasera alle 7 ci verrà a riprendere per portarci su al bar dove faremo cena. Inoltre, buona notizia, il bar sarà aperto fin dalle 6 della mattina. Il meteo mette pioggia per il giorno dopo dalle 5 del mattino e fino alle 14. Penso che mi organizzerò per andare in taxi fino a Muxia. In Ostello faccio amicizia con Marianna, la pellegrina francese; decidiamo di condividere la lavatrice e poi parliamo un po' di tutto. Nel frattempo arriva anche Valeria che si accomoda al piano superiore. Angela che stamani sembrava avanti a noi è l'ultima ad arrivare. Ci racconterà che si è persa e che poi in qualche modo ha ritrovato la strada. Marianna ed io ci accorgiamo che la lavatrice non ha sciacquato e strizzato i nostri vestiti; siamo costrette a farlo a mano, ma il problema è che in questo modo non saranno asciutti per la mattina seguente anche se tira un po' di vento. La sera prima di cena parlo con la Hospitalera alla quale spiego il difetto di funzionamento della lavatrice; Marina capisce e ci rimborsa i soldi della lavatrice e in questo modo possiamo asciugare i vestiti in macchina. A cena prevale il buon umore, mangiamo e ridiamo e facciamo programmi per la mattina seguente. Marianna camminerà anche sotto la pioggia, Valeria, Angela ed io prenderemo il taxi fino a Muxia.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-327511573070034102019-09-12T18:49:00.002+02:002019-09-12T20:41:51.621+02:00DA NEGREIRA A SANTA MARINAMartedì 23 luglio 2019<br />
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Mi sveglio a causa di un brutto sogno e nel muovermi il cellulare cade a terra, il rumore sveglia la mia vicina che si preoccupa e accende il suo cellulare per capire se ho bisogno di qualcosa; " grazie, no", il cellulare si è ammaccato un po', ma niente di grave. Dario mi ha mandato la sua posizione e una foto: sono arrivati nella Terra del Nord, si trovano in mezzo al deserto, al confine tra il Queensland e il Territorio del Nord. Non è un caso che Dario e Jess siano in giro per l'Australia ed io sul cammino di Santiago; è vero sono due "cammini" molto differenti, ma entrambe le esperienze conducono ad una ricerca del sè , individuale nel mio caso, di coppia nel loro caso.</div>
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Esco dalla camerata con tutte le mie cose, mi accomodo nel salottino di entrata dell'ostello dove preparo la mochilla. Adiacente al salottino c'è la cucina con dei tavoli per mangiare. Faccio colazione con due yougurt ai cereali e un succo di frutta. Alle 6,35 sono pronta per iniziare la tappa di oggi. Ma dopo poco mi rendo conto di essere in difficoltà: la mochilla è più pesante del solito, ho sonno e avrei bisogno di un caffè, cammino piano e sono disattenta. Perdo il sentiero e mentre cammino sulla strada asfaltata un ragazzo francese mi chiama. Io lo ignoro perchè penso sia il solito spagnolo chiassoso, ma lui è più lucido di me e lasciata la sua mochilla a terra e la sua ragazza ad aspettarlo mi corre dietro finchè io non capisco che ho sbagliato strada e mi riporta sul sentiero. Un altro angelo sul mio cammino, "grazie, mille volte grazie!" Possibile che un brutto sogno e una colazione scarsa facciano di me una povera pellegrina sperduta? La nebbia stamani è fitta, a volte si trasforma in pioggia e allora indosso il cappello per non bagnarmi. La nebbia che mi avvolge la sento anche dentro di me. Il sogno fatto stanotte mi ha lasciato degli strascichi di malumore. Stamani non ho voglia di mandare il mio quotidiano "buongiorno" a nessuno (cosa che di solito faccio tramite wazzap). Dopo 8 km finalmente un cartello segnala la vicinanza di un bar; per arrivarci bisogna salire una scalinata che stamani mi appare come una olimpionica impresa . Me ne faccio una ragione e salgo tutti gli scalini necessari, l'idea che da lì a breve mangerò mi dà la forza per salirla. Dentro al bar trovo i pellegrini incontrati stamani sul cammino e che, secondo me, non avrebbero scommesso niente su di me, al vedermi alla partenza. Qui finalmente mangio: un caffè con leche e una tostada, ora sì che si ragiona! Ora mi sento una leonessa. Dopo 4 km si annuncia un altro bar (a Vilaserio); anche qui faccio sosta e mangio di nuovo: un caffè cortado e una tarta di manzanara. Oggi ho bisogno di carburante. Qui al bar incontro la coppia di giovani francesi che stamani mi hanno recuperato e riportato sul sentiero. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9adgKoDOY5Axd0_gmKXSJew5BMv_AC6eZgnN0ClJdLLDDkZVrxUdoND_pKKea-aCWp4wKCXj0TykVdX9hZ2n5nMFM7RSaznhtdn2x2gd7vBswdvlWsEiDu9970Dn3X2Ez7xH4u15pf0a/s1600/IMG_20190723_113735.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9adgKoDOY5Axd0_gmKXSJew5BMv_AC6eZgnN0ClJdLLDDkZVrxUdoND_pKKea-aCWp4wKCXj0TykVdX9hZ2n5nMFM7RSaznhtdn2x2gd7vBswdvlWsEiDu9970Dn3X2Ez7xH4u15pf0a/s320/IMG_20190723_113735.jpg" width="320" /></a>Alle 11 la nebbia si dissolve e un tiepido sole si fa avanti; il paesaggio e anche il mio animo si fanno più solari. Arrivo a Santa Marina alle 13 e, come programmato, mi fermo. Sono la prima: la hospitalera è con sua figlia ad aspettare i pellegrini, le chiedo una cama e lei mi accoglie. Mi mostra l'Ostello, mi accomodo, mi lavo, vado al bar a mangiare un boccadillo. Nel togliermi i calzini vedo una piccola "bluster" all'indice del piede destro, camminando non me ne ero accorta. Ora sono davvero una pellegrina. In Ostello arriva la ragazza italiana che avevo visto a Negreira; questa volta le rivolgo la parola, si chiama Valeria, vive a Torino ed è molto disponibile e gentile. Ceniamo insieme, parliamo e mi dà alcune informazioni che mi aiutano a programmare le prossime tappe. Memore dell'andamento della giornata odierna decido che non è possibile mettersi in cammino con una colazione a base di yogurt. Anche qui a Santa Caterina non c'è molto a parte l'ostello, un forno e un bar e nessuno di questi apre presto la mattina. La sera quindi si va al forno e si compra quello che è rimasto, per la colazione del giorno dopo. Io compro una empanada col baccalà, poi la signora che gestisce il forno regala a me e Valeria due cornetti avanzati e che noi prendiamo ben volentieri. In ostello è arrivata anche Angela, una signora spagnola, amica di Valeria, con la quale condivideremo il cammino da qui in poi. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-1677008491457653672019-09-12T06:39:00.000+02:002019-09-12T06:39:05.852+02:00DA SANTIAGO A NEGREIRALunedì 22 luglio 2019<br />
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Dopo una giornata di riposo con gita "fuori porta" a La Coruna, sono pronta per riprendere il cammino verso Fisterra (Km 0) passando da Muxia. Per uscire da Santiago ritorno verso la Cattedrale; la città è quasi deserta e silenziosa, è bello vederla senza confusione. Quando arrivo in Piazza Do Obradoiro chiedo ad un pellegrino di farmi una foto, questa volta con lo zaino e la piazza deserta. I sobborghi di Santiago sono molto belli e presto si comincia a camminare per boschi di eucalipti. Il sentiero attraversa villaggi e paesi molto carini e nuovi. Ci sono meno servizi, ma non si rischia di rimanere senza cibo. Da qui in poi il cammino si fa meno frequentato e si ritrova quello "spirito" che invita alla meditazione. Questa tappa è caratterizzata da salite e discese che sommate insieme fanno un dislivello di 1100 metri. Arrivo a Negreira piuttosto stanca, ma l'Ostello Alecrine è molto accogliente e questo aiuta. Doccia, bucato e vado a mangiare qualcosa; dopo pranzo mi stendo sul letto per riposare, ma vengo svegliata da un gruppo di pellegrini spagnoli, come al solito rumorosi. Mi alzo e vado in paese, ho assolutamente bisogno di fare un bancomat. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC56FyRPrifjxaZHuwMzfjDy8YWr8eyHEivf0NNy2C0WuOUPWPL_9qiumfL6KIXR_jTKOPmcNAQWhv1iDNPNCDaELrdOcBEbocI3YmSkjdYvefUu0GRU01X4lZauwFs3GOUE4i8QUXzbLr/s1600/IMG_20190722_174732.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC56FyRPrifjxaZHuwMzfjDy8YWr8eyHEivf0NNy2C0WuOUPWPL_9qiumfL6KIXR_jTKOPmcNAQWhv1iDNPNCDaELrdOcBEbocI3YmSkjdYvefUu0GRU01X4lZauwFs3GOUE4i8QUXzbLr/s320/IMG_20190722_174732.jpg" width="320" /></a>Colgo l'occasione per visitare il paese che ha case e monumenti interessanti e anche per rendermi conto quale sia la strada di uscita e di proseguimento del cammino che mi sarà utile conoscere per il mattino seguente. Ci sono altri Ostelli in paese, quello Municipale è situato all'uscita dal paese; rivedo pellegrini incontrati in tappe precedenti; ci salutiamo perchè ci riconosciamo, ma senza indugiare in alcuna conversazione. Nel pomeriggio arriva all'Ostello una ragazza italiana, ma per ora non ho voglia di parlare con messuno e rimango per i fatti miei. Anche Negreira non offre colazione ai pellegrini la mattina presto, così ho comprato qualcosa al supermercato per la mattina seguente.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-39703658605502110292019-09-07T19:15:00.000+02:002019-09-07T19:15:00.258+02:00DA SANTA IRENE A SANTIAGO DE COMPOSTELASabato 20 luglio 2019<br />
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La notte trascorsa è stata una delle più fredde da quando sono sul cammino. La camerata è grande e abbiamo tenuto la porta finestra aperta tutta la notte per far entrare l'aria fresca. Il mio letto è proprio difronte alla finestra che si affaccia sulla campagna galiziana.</div>
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Alle 4.30 del mattino vengo svegliata da alcuni ragazzi che già si stanno preparando per uscire. Dalla finestra aperta vedo solo buio e tanta nebbia; così spessa la nebbia che sembra voler entrare dalla finestra nella camerata. La nebbia e il freddo mi inducono a chiudere gli occhi e a desiderare il caldo tepore del sacco lenzuolo. Così mi addormento di nuovo fino alle 5.30; ancora buio e nebbia, non ho nessuna voglia di uscire. Rimango a letto fino alle 6, oggi arriverò finalmente a Santiago, ma proprio perchè il traguardo è vicino, non ho nè fretta nè ansia di arrivare perchè so che tanto in giornata arriverò. </div>
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Alle 6,30 mi incammino, sulla strada ci sono altri pellegrini che con la torcia fanno un po' di luce.</div>
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Ad Amenal, dopo circa 7 km, mi fermo a fare colazione, poi una nuova sosta al bar /pensione "kilometro 15" (da Sntiago). </div>
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Santiago è sempre più vicina. E' proprio su questo ultimo percorso che intreccio una lunga conversazione con tre giovani pellegrine americane animate da una grande volontà di fare di me una "buona" cristiana. Mi impegno molto per spiegare loro da dove vengo, quale tipo di cultura cattolica abbia ricevuto fin da piccola, la mia presa di coscienza, una volta diventata adolescente, di volermi allontanare dalla religione e di voler seguire altri percorsi di crescita legati alla psicoanalisi, alla lotta politica e femminista. Sebbene a malincuore rinunciano ai loro intenti di riportarmi sulla "retta" via e ci salutiamo con la sensazione reciproca che il nostro incontro ci sia comunque stato utile. Ritorno di nuovo a camminare felicemente da "sola" , anche se circondata da una folla organizzata di persone. Mi sto avvicinando sempre di più a Santiago. Prima di arrivare nella città dell'Apostolo si sale al Monte do Gozo. Una foto di rito e poi prendo la discesa che mi porterà a Santiago. Ho prenotato un letto all' Ostello SCQ, che si trova sul cammino a km 1,2 dalla Cattedrale e a 500 metri dalla stazione dei bus. Sono quindi lontana dalla confusione della città, ma abbastanza vicina al centro. Dopo essermi pulita e riposata mi incammino verso la Cattedrale; due cose ci sono da fare: la prima è la foto in Piazza Do Obradoiro, con la Cattedrale alle spalle e la seconda recarmi all'Ufficio dell'Accoglienza del Pellegrino a ritirare la Compostela.</div>
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Quando poi vado a prendere la Compostela la commozione prende il sopravvento; la ragazza che mi prepara il certificato mi chiede come mi sento, da dove sono partita, se sono orgogliosa del mio percorso; i suoi occhi sono pieni di ammirazione per il mio risultato. Sono molto orgogliosa di me, così come lo sono gli amici che ho avuto accanto, come lo sono Dario e Jess, e Andrea che mi ha seguito da casa.</div>
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Santiago è una città bellissima, piena di monumenti importanti, sede Universitaria, e tanti musei da visitare; le piazze e le strade sono piene di artisti di strada, di gente seduta ai tavolini dei bar a bere e mangiare, di pellegrini in giro per negozi o a fare festa nelle strade e nelle piazze. Inoltre in questo periodo la città è in festa perchè il 25 luglio è la festa di San Iacopo; i festeggiamenti sono già iniziati e si chiuderanno il 31 luglio con i fuoci d'artificio. Visito quella parte della Cattedrale accessibile, gran parte di essa è sotto restauro e quindi non visibile. Mi metto in fila per rendere omaggio alle spoglie dell'Apostolo dentro ad una teca chiusa in una cripta, mentre lo splendido portico della gloria è completamente coperto da teli.</div>
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Giro ancora un po' per la città, ceno in Ostello e decido che il giorno dopo andrò a visitare La Coruna.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-88316391026720391102019-09-07T15:57:00.000+02:002019-09-07T15:57:12.702+02:00DA CASTANEDA A SANTA IRENEVenerdì 19 luglio 2019<br />
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Mi alzo , come al solito, prima delle 6; cerco di non fare rumore per non svegliare chi ancora sta dormendo. Scendo giù al bar, ancora chiuso, mi siedo al tavolo lasciato fuori sotto il pergolato e mangio una banana e una barretta prima di partire. Ancora è buio quando comincio a camminare. Dopo due ore di cammino e circa 8km arrivo a Barrosa dove faccio sosta per una "vera" colazione: cappuccino con cornetto. Sono costanti nel cammino galiziano: le nebbie mattutine, i boschi di eucalipti e querce, le piante di ortensie blu, il passaggio di una piccola mandria di mucche bianche chiazzate di nero, precedute da una giovane donna pastore e da un piccolo cane. </div>
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Chiude la processione un altro pastore donna, </div>
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meno giovane. </div>
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Verso le 11 il sole si decide ad uscire e allora mi tolgo il pile e indosso il cappello. Arrivo a Salceda all'ora di pranzo e mi fermo a mangiare un boccadillo con tortilla francese e una birra. </div>
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Mi mancano ancora 5 km per arrivare a Santa Irene, dove mi fermerò all'ostello municipale, molto carino e pulito. Per fortuna i ragazzi che stanno arrivando sono tutti molto tranquilli. C'è modo di parlare e scambiare le proprie esperienze. L'ostello offre solo da dormire, volendo c'è anche la cucina, ma non ci sono pentole per cucinare, nè piatti e bicchieri ecc.. A poca distanza dall'ostello c'è invece un bar/ristorante dove poter mangiare a prezzi contenuti. Anche qui però non fanno servizio desajuno per i pellegrini che partono presto la mattina. Quindi bisognerà "arrangiarsi". </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-35482189311096616832019-09-06T20:17:00.000+02:002019-09-06T20:17:43.346+02:00DA PALAS DE REI A CASTANEDAGiovedì 18 luglio 2019<br />
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Come al solito mi sveglio alle 5,30 e alle 6.00 sono in partenza e alla ricerca di un bar dove fare colazione. Lo trovo, faccio colazione e quindi parto che ancora è buio, ancora la luna è alta nel cielo. Il sentiero attraversa boschi di eucalipto e querce. C'è ombra, per fortuna, perchè dopo una iniziale nebbia mattutina, che in Galizia non manca mai, esce il sole e fa caldo.</div>
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Attraverso il paese di Melide, incrocio col sentiero primitivo che proviene da Oviedo; è una bella città dove si mangia il miglior polpo della Galizia, ma sono solo le 11,00 ed decido di andare avanti. Farò una sosta 2 km prima di arrivare a Castaneda; faccio uno spuntino e dopo mi aspetta una salita piuttosto impegnativa. </div>
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Mi fermo all'Ostello Santiago, 43 km prima di Santiago. L'ostello è piccolo, in camera ci sono solo 6 posti letti e i letti sono già preparati con lenzuoli di cotone come se fossimo a casa.</div>
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Sono la prima ad arrivare e quindi mi accomodo come meglio credo; faccio la doccia e il bucato. Poi scendo giù al bar a rinfrescarmi con una birra. L'ostello è proprio sul sentiero e quindi vedo i pellegrini passare e proseguire per Arzuà (tappa ufficiale del cammino). Nel pomeriggio arriveranno anche gli altri 3 pellegrini, ma siamo sempre pochi e schivi. Io sono felice di essermi fermata qui e di aver evitato in questo modo la confusione. La sera cenerò qui al bar, che fanno anche ristorante. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-8785937870539364162019-09-05T21:27:00.002+02:002019-09-05T21:27:46.410+02:00DA PORTOMARIN A PALAS DE REIMercoledì 17 luglio 2019<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqc62TTYUKAgwfvKFEOqf5xRZHmLNJ2szk4WCEhvi6Qs7z5Fc2WRUx3aykYpJActLdSeuRVmCPzR6nBHIx0a-1PZ1wHS50fqDmc71cefb8MBuE8Y9Cn5w_SW0ryyG0FbNe1ywJhF5RbymY/s1600/IMG_20190717_105145.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqc62TTYUKAgwfvKFEOqf5xRZHmLNJ2szk4WCEhvi6Qs7z5Fc2WRUx3aykYpJActLdSeuRVmCPzR6nBHIx0a-1PZ1wHS50fqDmc71cefb8MBuE8Y9Cn5w_SW0ryyG0FbNe1ywJhF5RbymY/s320/IMG_20190717_105145.jpg" width="157" /></a>Il risveglio mattutino è stato sancito da un boato che alle 5 del mattino ha pervaso la camerata. Quando i circa 200 giovani si sono svegliati tutti insieme il loro unanime sbadiglio ha fatto sì che quel suono si espandesse in tutto il dormitorio, come un allarme.<br />
A quel punto mi sono alzata e preparata per affrontare una nuova giornata. In maniera altrettanto determinata mi sono detta che da lì in poi avrei cercato di sostare in ostelli un poco più piccoli del precedente. Sebbene sia partita alle 6,30 quando ancora era buio, la compagnia lungo il cammino non è mancata. Stamani faccio fatica a camminare, lo zaino mi sembra più pesante del solito, poi però dopo la prima sosta e una buona colazione, che per me vuol dire caffè con leche e una tostada, il cammino riprende più leggero e mi sento più forte. <br />
Oggi è stato nuvoloso tutto il giorno, ha tirato anche un venticello freddo e le nuvole erano basse. Arrivo a destinazione senza grossa fatica, grazie anche al tempo. Durante una pausa caffè incontro Adriana, anche lei cammina da sola, ma non ha lo spirito giusto; è negativa e viene voglia di tenerla lontana. Dopo aver preso il caffè e scambiato due chiacchiere la saluto, sicura che non la incontrerò più.<br />
Santiago è sempre più vicina, mancano solo 68 km.sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-76767674992872178662019-09-03T21:21:00.002+02:002019-09-03T21:21:48.286+02:00DA SARRIA A PORTOMARINMartedì 16 luglio 2019<br />
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Lunedì mi sono presa un giorno di riposo per andare a visitare Lugo con Livia e Roberto . Lugo, abbiamo scoperto, essere una tappa del Cammio del Nord per Santiago. A me ha ricordato Burgos, capitale provinciale della comunità autonoma di Castiglia e Leon. Anche a Lugo ci sono bei palazzi e una bella cattedrale, nonchè una cinta muraria che circonda la città, proprio come a Lucca.<br />
Abbiamo visitato la Cattedrale, fatto il giro delle mura e pranzato in un buon ristorante. Alfine ci siamo salutati con la promessa che ci saremmo rivisti in Toscana o in Emilia Romagna per un lungo week end.<br />
Il bello degli incontri che nascono sul cammino è che si stabiliscono relazioni in base a ciò che si ha in comune con le persone anche quando queste sono molto diverse da te.<br />
Gli aspetti divisivi vanno in secondo piano per far posto a quelli che uniscono.<br />
Che bella lezione di vita è questa, magari si riuscisse a farlo sempre!<br />
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La mattina del martedì sono di nuovo sola, come quando ho cominciato il cammino a Leon; mi ero abituata alla compagnia di Livia e Roberto, alle lunghe chiacchierate, alle birrette "antiacidolattico" e tanto altro ancora. Ma non disdegno nemmeno la ritrovata solitudine e la possibilità di concentrarmi sui miei pensieri, sui miei sogni. Mi metto le cuffie, accendo il mio MP4, ascolto la mia musica preferita e la magia si avvera: penso, sogno, mi commuovo, piango, faccio progetti, osservo la natura che mi circonda, godo del presente e della forza che sento dentro di me.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh-AvsdijSM0Erf98T3I1nxvTxCRmES0ulYHJb7blZrmzEcjtqBpi3ak1UqUoL_kN5-WDbdOnxLP7t3yMuQuHyG0Ag2KlQPkBDVqEHa1mKxMK0lHsFtqWHbSKypY7hxIQLdPAYfjZfC-9r/s1600/IMG_20190716_110510.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh-AvsdijSM0Erf98T3I1nxvTxCRmES0ulYHJb7blZrmzEcjtqBpi3ak1UqUoL_kN5-WDbdOnxLP7t3yMuQuHyG0Ag2KlQPkBDVqEHa1mKxMK0lHsFtqWHbSKypY7hxIQLdPAYfjZfC-9r/s320/IMG_20190716_110510.jpg" width="157" /></a>Il cammino da ora in poi sarà popolato da "orde" di pellegrini rumorosi e a me viene voglia di appartarmi e di isolarmi sempre di più. A metà strada fra Sarria e Portomarin, dopo 4 ore di cammino (sono le 11 passate) arrivo alla pietra miliare che indica Km 100 a Santiago. Sono veramente molto vicina alla meta e ne sono felice!!</div>
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Prima di arrivare a Portomarin mi fermo al Villaggio di Villachà perchè vedo le indicazioni di un bar vegetariano, molto carino. Sono le 12.30 e poiche è dalle 7 di stamani che non mangio, decido di fare sosta per uno spuntino. Il locale è gestito da un ragazzo italiano, ma a servire al bar c'è suo padre che vive in Umbria e, ormai in pensione, viene a trovare il figlio e i nipoti in estate e lo aiuta nel periodo di alta stagione. </div>
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Beh, dico io, sarebbe il mio sogno!</div>
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L'ostello Ferramenteiro a Portomarin è bello, pulito e molto grande; io credo che in camerata saremmo circa 200 persone, quasi tutti giovani adolescenti. Riesco a dormire dalle 11.30 alle 5 del mattino successivo, ma da ora in poi cercherò di evitare ostelli così grandi dove si fermano le orde dei pellegrini rumorosi incontrati sul cammino.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-88406196080693562792019-09-03T18:44:00.005+02:002019-09-03T18:44:57.364+02:00DA TRIACASTELA A SARRIADomenica 14 luglio 2019<br />
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Stamani si parte dopo aver fatto colazione al bar che ha aperto presto. Alle 6.40 si può iniziare il cammino. Livia, Roberto ed io siamo insieme anche stamani. La meta di Sarria è una tappa importante nel Cammino francese per Santiago per diversi motivi. Sarria si trova a circa 130 km da Santiago e molti pellegrini iniziano da qui il loro pellegrinaggio perchè è l'ultima tappa utile da cui iniziare per ricevere la Compostella. La prima conseguenza diretta di questo "beneficio" è che il cammino si fa molto affollato con tutto quello che ne consegue; inoltre i miei due compagni di cammino a Sarria terminano la tappa del loro cammino per tornare in Italia e quindi ci separeremo.</div>
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Livia e Roberto andranno a Lugo il giorno dopo perchè è da qui che hanno prenotato il bus per Madrid. Allora decido di fermarmi un giorno in più a Sarria per visitare Lugo con loro e riprendere il cammino martedì 16. Un giorno di riposo non può farmi altro che bene.</div>
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Il cammino da Triacastela per Sarria si svolge lungo sentieri popolati da animali da pascolo, ricchi di torrenti, boschi, castagni, querce e betulle. Qui in Galizia i cani sono estremamente pacifici, abituati ai pellegrini di passaggio, non abbaiano ai viandanti, non devono difendere il loro territorio e se stanno dormendo non si svegliano al tuo passaggio. Non mancano i ristori "donativi" e quelli tradizionali. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDFYx1VLHFh-Q4gSCkG6EtiIOw5xNB64FClr2-JXzsW7NAFgp0Yerb6aetCqudp6WR6pH3vZNuM9ZElODveXXLLvdye-i_8lVjA666NLR1xevVdY0LV1s4-Kl4CsdYw5ttb-W9mkcVgabv/s1600/IMG_20190714_085509.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDFYx1VLHFh-Q4gSCkG6EtiIOw5xNB64FClr2-JXzsW7NAFgp0Yerb6aetCqudp6WR6pH3vZNuM9ZElODveXXLLvdye-i_8lVjA666NLR1xevVdY0LV1s4-Kl4CsdYw5ttb-W9mkcVgabv/s320/IMG_20190714_085509.jpg" width="320" /></a>Quando arriviamo a Sarria ci dividiamo, io per andare all'ostello dove ho prenotato e loro per andare al loro albergo sul fiume. Ci troviamo dopo essersi ripuliti per mangiare qualcosa insieme. </div>
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Nel giro pomeridiano di visita alla città incontro Pepita, da sola, senza il suo accompagnatore, che, cartina alla mano, mi chiede informazioni per la stazione del treno. Chissà quali progetti ha in mente ....naturalmente non le chiedo niente.</div>
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Nel pomeriggio le strade di Sarria sono affollate di gente sia perchè è domenica sia perchè c'è in programma una corsa a ostacoli in bicicletta che si dispiega su una pista di legno montata lungo le strade del paese, che prevede salite e discese, curve pericolose e quant'altro. Ai lati della pista sono previsti dei passaggi stretti lungo i quali si può camminare, ma non vorrei essere lì durante la corsa.</div>
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sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-6804052508381610042019-09-02T22:15:00.000+02:002019-09-02T22:15:32.233+02:00DA O CEBREIRO A TRIACASTELASabato 13 luglio 2019<br />
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Stamani si parte con calma: Livia, Roberto ed io abbiamo deciso di fare colazione al bar in paese che apre presto. Alle 6.45 si è pronti per partire. Guardando il paesaggio dall'alto si vedono le nebbie mattutine che formano un mare dal quale spuntano le cime delle colline. </div>
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Il paesaggio è suggestivo e magico. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4dGcMynEjURtIlYZxm9-JXZeCP_kQBvuZ5H0puays7dAaSOswhxS43CwpxEEf6AbkLK48Ev0QHD-_biMoKuDctu5qAroBTAMsOVwFw7XigFOBHNMHEJJuiYVNw6CEFiq1_dJ3Ib7t-Dre/s1600/IMG_20190713_064646.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4dGcMynEjURtIlYZxm9-JXZeCP_kQBvuZ5H0puays7dAaSOswhxS43CwpxEEf6AbkLK48Ev0QHD-_biMoKuDctu5qAroBTAMsOVwFw7XigFOBHNMHEJJuiYVNw6CEFiq1_dJ3Ib7t-Dre/s320/IMG_20190713_064646.jpg" width="320" /></a></div>
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Il paesaggio galiziano assomiglia molto alle nostre colline toscane. La gente dei piccoli borghi che si attraversano si organizzano per accogliere i pellegrini e offrire loro qualcosa da mangiare; incontriamo una signora che ha fatto delle crepes, un' altra che ha raccolto frutti di bosco oppure della buonissima ricotta con la marmellata. In questo modo si fanno dei piccoli spuntini lungo il percorso.</div>
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Lungo il sentiero, prima di arrivare a Triacastela incontriamo un castagno ultra centenerio. E' un albero bellissimo. Livia ed io ci fermiamo ad ammirarlo e a fotografarlo quando arriva un gruppo di cinesi molto rumorosi e allegri. Ci offriamo di fare loro una foto di gruppo e loro ci chiedono a loro volta di farci una foto tutti insieme. </div>
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Alle 13 si arriva a Triacastela, io sono abbastanza stanca e noto con piacere che proprio all'inizio del paese c'è l'Ostello Municipale che da lì a poco aprirà. Mentre Livia e Roberto si dirigono al loro albergo io vado a prendere posto in ostello. Ci ritroviamo al ristorante per pranzare insieme. </div>
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Con 10 euro si mangia molto bene. Il bar difronte all'ostello serve la colazione a partire dalle 6.30, anche questa è una bella notizia. </div>
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sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-63497570112339457852019-09-01T20:25:00.001+02:002019-09-01T20:27:40.424+02:00DA AMBASMESTAS A O CEBREIROVenerdì 12 luglio 2019<br />
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Stamani si parte molto presto, circa le 5.30, svegliata da altri pellegrini che si sono alzati alle 4.30. Mangio qualcosa per "caricarmi" un po', è buio profondo e sono sola lungo la strada, sempre asfaltata. Ascolto i rumori che vengono dal bosco sulla mia sinistra, sento lo scalpiccio degli animali che si muovono forse spaventati dal mio passaggio, che comunque rompe il silenzio della notte. I bastoncini che picchiano sull'asfalto fanno rumore e senz'altro disturbano il quieto vivere della fauna notturna. Sono partita presto perchè temo la dura salita che mi aspetta e voglio assolutamente farla nelle ore più fresche. Via via che cammino vedo alcuni ostelli lungo la strada accendere le luci e i pellegrini che si adoperano per prepararsi al cammino. Fra poco non sarò più sola e comincia a fare giorno. A Las Herrerias trovo il primo bar aperto, sono le 7.00 e sono la prima pellegrina ad entrare per la prima colazione. La colazione mi dà l'energia necessaria per cominciare a salire con passo costante. Il paesaggio è bellissimo: piccoli villaggi con mucche al pascolo o ancora a riposo sull'erba fresca. La fatica passa in secondo piano. Sono molto emozionata per i ricordi che affiorano alla coscienza, per la libertà con cui sogno ad occhi aperti. Mi fermo a fare uno spuntino a Laguna de Castilla e qui chiamo Dario e parliamo un po'. Io lo inondo con tutti i miei racconti e le mie emozioni, lui mi racconta di essere stato a nuotare nella barriera corallina, di aver incontrato uno squalo e una murena. Là, in Australia, nel Queensland è pomeriggio e Dario e le ragazze sono in ostello. Laguna de Castilla è l'ultimo villaggio nella provincia di Leon. Da qui si entra in Galizia, anche questo passaggio arricchisce le tante emozioni della giornata.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyk2_lgzdpLXAraDwHUbVEoh6ww6KDiA0cfeV-PCHBxRhpOxZInt5OXmIk5ZNXerIl5LY2TB_S3ETFBBlIxS3l-7dzbNT28jO-a4FfG4SzHpaNUYoH1YHXEykAHNbDq84r1T3ZaQIPyW5g/s1600/IMG_20190712_102243.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyk2_lgzdpLXAraDwHUbVEoh6ww6KDiA0cfeV-PCHBxRhpOxZInt5OXmIk5ZNXerIl5LY2TB_S3ETFBBlIxS3l-7dzbNT28jO-a4FfG4SzHpaNUYoH1YHXEykAHNbDq84r1T3ZaQIPyW5g/s320/IMG_20190712_102243.jpg" width="157" /></a> Qui sono le 10.00 ed io riprendo il cammino fino ad arrivare alle 11.30 a O Cebreiro. Il paese è molto bello e anche turistico. I turisti arrivano qui con i bus, vanno un po' in giro, fanno acquisti nei negozi e poi se ne vanno. Mi dirigo all' Ostello Municipale che aprirà alle 13. Appoggio la mochilla vicino all'entrata e vedo che ce ne sono altre due. Si fa così, quando l'Ostello è chiuso, per prendere il posto nella fila che seguirà quando l'ostello aprirà il ceck in ai pellegrini.</div>
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A mezzogiorno circa arrivano anche Livia e Roberto. Si beve qualcosa insieme e si decide di mangiare insieme il polpo gallego, dopo essersi ripuliti.</div>
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Alle 13 vado in Ostello e constato che sono arrivati, sicuramente in bus, un gruppo piuttosto numeroso di giovani pellegrini adolescenti che sono tutti accalcati davanti l'entrata e che con i loro zaini hanno ricoperto il vialetto di accesso all'ostello.</div>
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Sono un po' preoccupata di vedere tutta quella gente, ma comunque non ci sono problemi per il ceck in: io sono la prima e dopo di me due signore francesi di 70 anni che camminano coraggiosamente insieme. La camera dell'ostello prevede 4 letti a castello che condivido con tre giovani: due ragazze e un ragazzo. In ostello arrivano anche Pepita e il suo accompagnatore. Miguel dopo essersi ripulito viene in paese e comincia il suo tour alcolico che, mi racconteranno il giorno dopo, durerà fino a notte inoltrata. L'ostello chiude alle 10 di sera e lui dormirà fuori tra le nebbie della Galizia. Ho saputo che Pepita si è molto arrabbiata per questo suo comportamento poco responsabile.</div>
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<br />sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-3778327939163116122019-09-01T18:44:00.001+02:002019-09-01T18:44:43.278+02:00DA PIEROS AD AMBASMESTASGiovedì 11 luglio 2019<br />
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Mi sono svegliata alle 5,30 e ho cominciato a prepararmi, la notte è stata fresca e ho dormito bene; il tavolo è apparecchiato per la colazione, alcune cose sono già sul tavolo, altre in frigo, basta servirsi. Finalmente una colazione come a casa: muesli, tè verde, caffè, pane tostato, marmellata, biscotti, ecc. Questa colazione piuttosto abbondante mi ha consentito di camminare fino alla fine senza scompensi, integrando con un frutto e un succo di arancia naturale. Ho camminato da "sola" fino a Trabadelo, facendo il percorso in piano. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUcUmttW2K0aJBq_OeVEg_ucdQiULu2bDTtJVn722oblkDKE9K9NmZvpnoecRfChFeTFsJb4KOLeShd_SBWZrvnjVKHsSv__A5YVGo01iiYJ-CWWkhSGiFBZWEnjh3FFX8Cjk6BvVDKk9/s1600/IMG_20190711_085346.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUcUmttW2K0aJBq_OeVEg_ucdQiULu2bDTtJVn722oblkDKE9K9NmZvpnoecRfChFeTFsJb4KOLeShd_SBWZrvnjVKHsSv__A5YVGo01iiYJ-CWWkhSGiFBZWEnjh3FFX8Cjk6BvVDKk9/s320/IMG_20190711_085346.jpg" width="157" /></a>La strada si spiega lungo la corsia "amarilla" (corsia pedonale) che a sua </div>
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volta costeggia la strada asfaltata; il paesaggio non è particolarmente bello, anzi, ma poichè stamani è più caldo degli altri giorni, io non voglio "forzare" per cui ho evitato il percorso "alto" alternativo a questo. </div>
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Domani salirò a O Cebreiro con 800 metri di dislivello in salita e quindi oggi mi preservo. Attraverso comunque paesi molto belli come Villafranca del Bierzo che merita una breve sosta. </div>
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A Trabadelo mi ricongiungo con Livia e Roberto che, al contrario di me, hanno camminato lungo il sentiero alto che mi dicono essere bellissimo; facciamo una breve sosta per bere qualcosa e poi riprendiamo il cammino fino ad Ambasmestas. Qui trovo un buon ostello gestito da una coppia di tedeschi ex pellegrini, Das Animas. La camerata è fresca, l'ambiente pulito e stasera si mangia insieme. </div>
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Prima di cena con Livia e Roberto andiamo ad un bar del paese a fare un aperitivo. I gestori del bar producono formaggio di capra e ci preparano delle ottime tapas.</div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-38165388422182393832019-08-25T14:12:00.001+02:002019-08-25T14:12:32.694+02:00DA MOLINASECA A PIEROSMercoledì 10 luglio 2019<br />
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Anche stamani parto alle 6, dopo una colazione frugale, ho calcolato che fra 5 km arriverò a Ponferrada e lì farò una buona colazione. </div>
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Appena uscita dall'ostello vedo la giovane coppia con il cane "Caramello Peregrino" e per un po' camminiamo insieme, loro avanti a me. Il cane sta al passo dei padroni, sempre al guinzaglio, educato e del tutto a suo agio in quell'esperienza. Sono proprio un bel vedere. Inoltre, questo significa, che ci sono ostelli che ospitano i cani pellegrini. Livia e Roberto si tengono in contatto con me tramite sms. </div>
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Anche oggi il percorso mi piace anche se in parte lungo la strada asfaltata (fino a Ponferrada), anche se per uscire da Ponferrada mi perdo un po' e ci sono dei tratti un poco pericolosi. A Ponferrada c'è un bellissimo castello, il Castillo de los Templarios che testimonia la potenza assunta dai monaci templari nel Medioevo; vi abitano 70.000 abitanti ed è la capitale del Bierzo. Il suo nome deriva dal <b>ponte di ferro (Pons Ferrata)</b> che fu costruito sul fiume Sil che attraversa la città. Davanti al Castello una ghiotta pasticceria attira la mia attenzione e quindi mi fermo e mangio. Non appena lasciata la città dietro le spalle si torna ad attraversare piccoli paesi veramente belli come Compostilla che fanno venir voglia di fermarsi. Fin qui ho camminato solo per circa 11 km e ancora ne mancano 15 a Pieros. Si prosegue per sentieri di campagna e piccoli villaggi: Columbrianos, Fuentes Nueva, Camponaraya. Tutti meritano una sosta per visitare la Iglesia o per osservare il crucero. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiic6boEBHHe0x45qQJaC33LCYas6JHvN1JQdyKnSK4VLCgirkmBhdOoZrN2e26Nwh75nRl8FKz5R10XPyt38ImlVUev2n2A_CNYjN4hPewV1nXATSb7RnifBz6yeeb30LtXMZrGLGw97Q1/s1600/IMG_20190710_172201.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="1600" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiic6boEBHHe0x45qQJaC33LCYas6JHvN1JQdyKnSK4VLCgirkmBhdOoZrN2e26Nwh75nRl8FKz5R10XPyt38ImlVUev2n2A_CNYjN4hPewV1nXATSb7RnifBz6yeeb30LtXMZrGLGw97Q1/s320/IMG_20190710_172201.jpg" width="320" /></a></div>
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Arrivo a Pieros intorno alle 13.00, Livia e Roberto sono già seduti al tavolo dell'unico bar del minuscolo villaggio e si sono ristorati. Io chiedo alla signora se può darmi qualcosa da mangiare e lei si rende disponibile a farmi un piatto di pasta al pomodoro, intanto bevo una birretta "anti acido lattico". L'umore è alto, siamo contenti di esserci trovati di nuovo, socializzo anche con la cuoca un po' lenta nel cucinare, ma simpatica e da rispettare perchè con la fame che mi ritrovo è l'unica che possa sfamarmi. Finalmente arriva la pasta e la seconda birretta. Dio come sto bene!! mentre siamo al bar telefono all'unico ostello presente nel villaggio "El Serbal y la Luna": si presenta come un posto alternativo (no wifi) dove si mangia vegetariano. C'è posto, questo è importante. Dopo pranzo e molte chiacchiere e risate di nuovo ci salutiamo con Livia e Roberto (chissà se ci rivedremo domani?), loro continuano fino a Villafranca del Bierzo, circa 6 km avanti.</div>
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In genere io parto un'ora prima di loro e questo fa sì che ci raggiungiamo, si vedrà. Io vado all'ostello, da fuori sembra una casa diroccata, dentro invece è ristrutturata e la zona dormitario, ricavata da una antica stalla, è veramente fresca. Finalmente stanotte dormirò da dio. I ragazzi che gestiscono l'ostello sono giovani e simpatici; il ragazzo che cucina per i pellegrini è un ragazzo italiano che fa volontariato nell'ostello, vive lì in cambio di vitto e alloggio, coltiva l'orto e ha deciso di fermarsi lì perchè rimasto "folgorato" dall'esperienza del cammino. All'inizio è un po' titubante, restio a svelarmi la sua vera identità, ma nel proseguio della giornata facciamo conoscenza e lui molto orgogliosamente mi mostra il suo orto. Ha l'età di Dario e anche lui in giro per il mondo.</div>
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Nel frattempo cominciano ad arrivare altre pellegrine: una giovane ragazza di Honk Kong che studia a Berlino, due sorelle americane e una signora di 78 anni di nome Pepita, spagnola di un paese vicino Barcellona; insieme a lei Miguel, un uomo piuttosto giovane, circa 45 anni, che si presenta come suo amico e concittadino. Di fatto è pagato dal figlio di Pepita per "accompagnarla" sul cammino di Santiago e darle una mano con i bagagli che vengono sempre trasferiti col corriere. Pepita cammina autonomamente, è lucida e orientata, sa quello che vuole mentre il suo "amico" spesso si perde sul cammino e non è lucido. Gli piace bere, fumare e attaccare bottone con le ragazze e poichè quel giorno ci sono "solo" io con cui poter parlare (spagnoli e italiani si capiscono abbastanza bene) mi riesce difficile scanzarlo. La sera a cena si mangia tutti insieme e l'atmosfera è piacevole, il cibo ottimo: antipasto di peperoni, cus cus con verdure e un ottimo dolce fatto in casa. Osservo che le due sorelle americane e Cloe, la ragazza giapponese, fanno un po' fatica a mangiare, ma poi si arrendono alla fame. La mattina potrò fare colazione in ostello perchè l'hospitalero ha organizzato il desajuno self service. </div>
sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-29741126544148586282019-08-25T10:40:00.001+02:002019-08-25T10:40:22.707+02:00DA FONCEBADON A MOLINASECAMartedì 9 luglio 2019<br />
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Alle 6 il bar apre per la colazione. Chiamo Dario che oggi è il suo compleanno e parliamo mentre è in giro per un mercatino. Lui e Jess stanno bene: "buon compleanno figlio mio". </div>
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Alle 7 mi metto in cammino, l'aria è fresca, anche Livia e Roberto mi raggiungono. Il percorso di oggi è impegnativo perchè sono 1000 metri di dislivello in discesa, dopo essere saliti al punto più alto del Cammino (1500 m slm): la Cruz de Hierro. Qui si impone la foto ricordo perchè il posto è mitico.</div>
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Il percorso è bello, i fiori che escono dalle rocce sono bagnati da piccole gocce di pioggia che la luce del giorno illumina creando un gioco di luci e colori.</div>
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Altra sosta obbligata è a Manjarin dove resiste un "rifugio" molto spartano gestito da Tomas Martinez "el Hospitalero Templarios". Anche con lui mi faccio la foto di rito, il signore è anziano, ma non troppo, emana odore di orina e questo mi dà da pensare. Con lui c'è un altro uomo più giovane e un cane che dorme, ma che è meglio evitare. Il posto è veramente "particolare", ma da lì a dormirci il passo è lungo. Piuttosto si presenta come una rivendita di gadget e di bibite, ma senza nessuna pretesa. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaRi4TsvRhK01LsR8mpwGylbjRIMf20LjKi863qx_mSiYsyuXHhmPxHG-h5pWA6cZYbKAhsZXM_YgVZrMiJ_NhdQ9alGAbKfIaz-4qkDE-n1cpoDFSZHSekBVBcIDndsRhaqRL87LoyJD4/s1600/IMG_20190709_072957.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaRi4TsvRhK01LsR8mpwGylbjRIMf20LjKi863qx_mSiYsyuXHhmPxHG-h5pWA6cZYbKAhsZXM_YgVZrMiJ_NhdQ9alGAbKfIaz-4qkDE-n1cpoDFSZHSekBVBcIDndsRhaqRL87LoyJD4/s320/IMG_20190709_072957.jpg" width="157" /></a>Si riparte per El Acebo, un paesino con case di pietra e tetti di ardesia. Roberto arriva prima di Livia e me e ci sta aspettando al primo bar del paese dove ha già ordinato uno spuntino. Dopo aver cercato invano un certo Josefà, famoso per i suoi boccadillos all'italiana e non averlo trovato, Livia ed io ritorniamo in cima al paese dove Roberto continua ad aspettarci , e ci sediamo al bar difronte che c'è l'ombra. Qui ritrovo Max, un giovane ragazzo di Siena, incontrato nelle tappe precedenti al quale avevo dato un antidolorifico. Max per ringraziarmi vuole assolutamente pagarmi la colazione e così mi ristoro con una porzione di tortiglia. Si riprende la discesa tortuosa e difficle fino ad arrivare alle 13 a Molinaseca. Una visita veloce, vista l'ora, alla chiesa prima di entrare in paese attraverso il ponte medioevale che pssa sul fiume; lungo il fiume le persone prendono il sole, nessuno fa il bagno perchè l'acqua è fredda, alcuni giovani e intraprendenti ragazzi "del posto" si divertono a tuffarsi nell'acqua gelida del fiume. Livia e Roberto hanno prenotato a Ponferrada, secondo i locali ancora 5 km di cammino. Prima di separarsi ci fermiamo a mangiare in un bel ristorante del paese, si scambiano due parole con i locali a proposito del temporale della notte precedente che ha fatto cadere grandine grossa come noci e che ha rovinato alcune colture; si beve birra fresca, perchè dice Roberto, tra il serio e il faceto, che aiuta il riassorbimento dell'acido lattico.</div>
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Qui al ristorante faccio conoscenza con l' hospitalero che gestisce il "Santa Marina", mi assicura che c'è posto ed io cedo alla stanchezza e al caldo, saluto i miei compagni di viaggio, chissà se ci rivedremo (Livia è convinta di sì) e mi dirigo verso l'Ostello. La stanza dove si dorme, anche qui è sottotetto, ma i letti non sono a castello. Accanto al mio letto c'è un pellegrino asiatico che come si sdraia si addormenta e, pur sudando come un maiale, dormirà fino al giorno dopo. Difronte a me una signora di una certa età con qualche problema di dolori alle gambe e vesciche ai piedi, ma che ritroverò lungo il cammino; alla mia destra due giovani adolescenti fratelli americani che stanno fissi al computer e a letto; difronte a loro la madre che oltre a sè stessa pensa anche ad accudirli come fossero due cuccioli. Nel pomeriggio vado in perlustrazione in paese, devo anche comprarmi qualcosa per la colazione del giorno dopo perchè anche qui l'orario di "apertura" del servizio desajuno è piuttosto "tarda". Il pomerigio gli Ostelli sono già abbastanza pieni e sento parlare in italiano 4 donne che stanno cercando un ostello dove dormire e vogliono "garanzie" sull' igiene del posto. Mi avvicino a loro e dò loro indicazione di rivolgersi all'ostello dove anch'io alloggio, garantendo loro che il posto è pulito e accogliente. Le vedo rinfrancarsi e fiduciose riprendono la strada in uscita dal paese, dove l'ostello si trova. </div>
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sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-5949335667659785962019-08-24T18:22:00.002+02:002019-08-24T18:22:26.236+02:00DA ASTORGA A FONCEBADONLunedì 8 luglio 2019<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3hIOJZfyl3-sez2M6ZmcKB4F2tzRYpOpC0J2hKe6CTDioMaIWjGUFntsMqJwmLA-lLhP1mV-Fd7goTc53gYWQx4qNzffLwbUpFG3xy8OUzUY-u7Kd0oDt2LrKWavkiWE3oczCdQSAQRDY/s1600/IMG_20190708_070637.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3hIOJZfyl3-sez2M6ZmcKB4F2tzRYpOpC0J2hKe6CTDioMaIWjGUFntsMqJwmLA-lLhP1mV-Fd7goTc53gYWQx4qNzffLwbUpFG3xy8OUzUY-u7Kd0oDt2LrKWavkiWE3oczCdQSAQRDY/s320/IMG_20190708_070637.jpg" width="157" /></a>Lisa ed io usciamo insieme a fare colazione; ad Astorga è d'obbligo una tazza di cioccolata con la mantegata, il dolce tipico della città. Durante la colazione vengo a sapere che Lisa è un medico e che lavora a Milano. Il suo cammino è determinato da tempi stabiliti e quindi non ci sarà modo di incontrarsi di nuovo. Camminiamo insieme fino alla Cattedrale poi ci salutiamo. Io aspetto qualche minuto Livia e Roberto, ma poi decido di incamminarmi perchè loro stanno ancora facendo colazione: sono quasi certa che alla prima tappa "ristoro" ci ritroveremo.<br />
Stamani la temperatura è 17° e si cammina bene: in un'ora riesco a fare quasi 5 km.<br />
Incontro Livia e Roberto a Santa Catilina de Somoza (circa Km 12 da Astorga) e da qui si camminerà insieme fino a Foncebadon, dove si arriva alle 3 del pomeriggio. Io alloggio all'Ostello "La Posada del Druida" dove i letti sono singoli, la camerata è sottotetto e quindi fa caldo, ma il posto è accogliente. Il paese è piccolo, un tempo abbandonato, grazie al cammino sta conoscendo una nuova vita. Alle 16,30 l'annunciato temporale si materializza, pioverà tutta la notte e l'aria si raffresca. Io ceno all'Ostello e non esco. Mi prendo cura del mio bucato e come sempre mi butto sui "social" per condividere la mia esperienza, leggo un po' e poi a letto che la mattina mi alzo presto.sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5191361238390435925.post-28524617123135169932019-08-24T09:45:00.000+02:002019-08-24T09:45:24.052+02:00DA SAN MARTIN DEL CAMINO AD ASTORGAdomenica 7 luglio 2019<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0snU3YIULqhK9O1l6Bx5imLkrLevfaSkU1X0fvyE8R-zHhfXFLj-MehTLs2Kz5gYtIQIyBhPMx-6Ts7pxf0awtWeyAWNJUK-KouVc06YnZSJ2Mji5SXhB6TtowCcENucFrNqnJjLDyYpr/s1600/IMG_20190707_195711.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="789" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0snU3YIULqhK9O1l6Bx5imLkrLevfaSkU1X0fvyE8R-zHhfXFLj-MehTLs2Kz5gYtIQIyBhPMx-6Ts7pxf0awtWeyAWNJUK-KouVc06YnZSJ2Mji5SXhB6TtowCcENucFrNqnJjLDyYpr/s320/IMG_20190707_195711.jpg" width="157" /></a>Anche stamani mi alzo presto e riesco a partire alle 6 (qui comincia a fare giorno alle 7 del mattino); la temperatura esterna è 13°. Dopo circa un km e mezzo mi viene in mente di controllare se ho la credenziale e il documento di identità nella borsa. Non ci sono, svuoto lo zaino e non li trovo nemmeno lì; sono preoccupata. Un sigore spagnolo e suo figlio si fermano, mi vedono preoccupata, mi chiedono cosa succede, spiego loro che non trovo i miei documenti, che forse li ho lasciati in Ostello. Subito il giovane telefona al SANTANA, ma io so che non c'è nessuno fino alle 7 e così, zaino sulle spalle torno indietro, mio malgrado. Entro in camera e controllo il letto per vedere se li avessi lasciati sotto il guanciale, ma niente. Ormai sono le 7 passate, anche Livia e Roberto hanno fatto colazione e sono pronti per partire, ma si fermano e stanno con me fino a che, cercando bene, dentro lo zaino, trovo i documenti nella tasca interna. A questo punto si parte insieme, Roberto cammina sempre un po' avanti a noi, mentre Livia ed io abbiamo lo stesso passo (incredibile, ma è come aver trovato un'anima gemella!). Livia mi ha dato delle dritte su come posizionare e agganciare lo zaino e trovo che i suoi consigli sono validi perchè riesco a portare lo zaino senza fatica. </div>
Sono contenta; ci separiamo ad Astorga: loro hanno prenotato in albergo vicino alla Cattedrale, io mi dirigo all'Ostello Siervas de Maria, dove ho già alloggiato l'anno scorso. Al ceck in chiedo se posso avere un letto basso, ma la volontaria mi dice che non è possibile a meno che un' altra pellegrina non mi ceda il suo posto. E questo avviene: una signora francese Federica, più o meno della mia età, che sta camminando da Le Puy mi cede il suo letto. Le altre ragazze sono Lisa di Milano e Alessandra del Canada. Quello di Federica è un gesto di grande generosità ed io mi trovo a pensare "un altro angelo sul mio cammino". Lisa ed io usciamo insieme dirette alla Cattedrale, entriamo per visitarla poi Lisa esce per andare a Palazzo Gaudì. Livia insiste perchè vada a cna con loro, ma io preferisco stare "light" , mi compro un gelato e faccio un giro per la città. Ci diamo appuntamento per la mattina seguente difronte alla Cattedrale per le 6.30.sos tata noemihttp://www.blogger.com/profile/02451061792972782189noreply@blogger.com0