domenica 19 gennaio 2020

LA CLINICA DEL VUOTO - MASSIMO RECALCATI

Corso di Specializzazione sulla clinica dei nuovi sintomi. Prima giornata. 1^ parte
 18 gennaio 2020

Sabato 18 gennaio ho partecipato al primo incontro. Molte persone presenti in sala e di diverse professionalità: medici, psicologi, infermieri, educatori, insegnanti, allievi IRPA.
L'atmosfera in sala è di attesa e aspettando l'inizio della lezione della mattina "La clinica del vuoto" di Massimo Recalcati decido di "presentarmi" alla mia vicina alla mia destra; conosco così Michela di Pavia, insegnante di scuola elementare da venti anni. E' interessata al corso perchè sta cercando nuovi strumenti per affrontare il disagio portato dai suoi studenti che spesso si risolve in dispersione scolastica. Fortunatamente la sua Dirigente appoggia l'iniziativa di Michela , convinta in un sicuro  ritorno positivo per la sua scuola. Poi conosco Annalisa, studentessa in scienze della formazione, 24 anni, di Lecco, interessata al corso perchè lo vede come un processo di apertura verso il mondo, altrimenti si sente chiusa in un ambito troppo ristretto, sebbene faccia l'Università. 
Poichè la parlata toscana è inconfondibile si gira verso di noi Simone di Livorno; educatore professionale presso una cooperativa che svolge un servizio di centro diurno per ragazzi ADHD ed altro. Anche lui sta cercando nuovi strumenti per allargare il suo spazio di azione professionale al disagio giovanile. Simone pensa anche alla possibilità di aprire un Centro Jonas a Livorno e nel primo pomeriggio avrà un colloquio con una delle responsabili di Jonas Milano.
Entra Massimo Recalcati in sala e comincia la lezione; i suoi riferimenti bibliografici per la lezione sulla clinica del vuoto sono : "La clinica del vuoto" ed. 2002, "L'uomo senza inconscio" ed. 2012 e "Le nuove melanconie", ed. 2019. I concetti espressi nel suo ultimo libro, che sto leggendo, sono articolati e complessi, la lettura impegnativa. L'ascolto al contrario è coinvolgente e il linguaggio col quale M.R. svolge il suo discorso è "semplice" e coinvolgente. L'attenzione non va mai calando. 
L'argomento è quello sul disagio della contemporaneità.
Prima viene fatto un escursus sul disagio della civiltà ai tempi di Freud e secondo l'analisi freudiana.
Da una parte c'è il "programma della pulsione"che esige la scarica per il proprio soddisfacimento e dall'altra c'è "il programma della civiltà" che chiede il differimento del soddisfacimento pulsionale.
L'amore per e il lavoro rappresentano una sublimazione della pulsione. L'ingresso nella civiltà ha un costo cioè il "sacrificio simbolico della pulsione" ovvero la rinuncia al soddisfacimento totale e integrale della pulsione. Questo "sacrificio" umanizza la vita, dà diritto di cittadinanza nella polis, nella famiglia, ecc. Questo discorso si può sintetizzare in un algoritmo Ideale/Pulsione dove la pulsione è sottomessa all'Ideale.
LA NUOVA PSICOLOGIA DELLE MASSE propone l'inversione dell'algoritmo  freudiano e troviamo invece che la Pulsione sovrasta l' Ideale ( Pulsione/Ideale): il godere si impone sul dovere.
Da qui si ha a livello individuale uno sbriciolamento dell'identificazione col padre, visto come colui che ci permette il distacco dalla simbiosi materna e lo sbriciolamento dei legami sociali.
Osserviamo una nuova configurazione del collettivo ipermoderno atomizzato, frammentato, senza unità; il populismo si configura come una destrutturazione del politico.
Il "godere" in questo contesto è un prolungamento del "dover godere" che non è l'esito di una libertà, ma di una schiavitù; "Dovere" e "Godere" sono le due facce della stessa medaglia.
In questo contesto nche la famiglia, tradizionalmente e freudianamente edipica, si trasforma. Il padre non è più il soggetto centrale che garantisce l'ingresso nella polis grazie alla rinuncia all'incesto (al desiderio), ma al suo posto subentra il "Consumatore" (CAPITALISTA) che si caratterizza per avere un rapporto iperattivo con l'oggetto consumato.
Nella società Ipermoderna si assiste alla evaporazione del padre (senza nessuna nostalgia per il patriarcato!!). Anche il desiderio e il desiderare subisce una trasformazione.
LA METAMORFOSI DELLA MANCANZA NEL VUOTO
La mancanza è una condizione d'essere del Soggetto sempre associata al desiderio.
Il desiderio va sempre verso l'Altro, ha un carattere intersoggettivo. Il soggetto che percepisce un vuoto può recuperare la parte "perduta" stabilendo una relazione con l'Altro.
Quando si enuncia la "mancanza nel vuoto" si considera una debolezza dell' azione (della civiltà) nei confronti del soggetto; il desiderio non è più vettore e vi è una chiusura del campo dell'Altro.
Viene a mancare "il transfert primario", non si cerca, ad esempio, nel maestro la prova del nostro valore. Mentre "il nevrotico" è appeso all'altro, "il tossicomane" pensa solo al suo godimento, l'altro non esiste. Nella depressione l'oggetto perduto è "sempre presente", nella melanconia il soggetto non sa stare nell'assenza dell'oggetto; deve sempre tradurre l'assenza in presenza.
Nella bulimia lo stomaco è "il vuoto" da riempire; nell'anoressia il vuoto viene coltivato per "sentire la presenza del vuoto".
Il nostro tempo è "intossicato" perchè esclude il tempo dell' attesa.
PARADIGMA SECURITARIO E LA PASSIONE PER IL MURO
La pulsione di morte ha origine nella pulsione di autoconservazione (p. primaria); la vita per Freud è anche angoscia della vita, il mondo è straniero e ostile. La pulsione non è quindi solo apertura verso il mondo, ma anche chiusura e conservazione. I giovani di oggi con fobia sociale sono quelli che si ritirano dalla scuola, hanno un attaccamento morboso all'oggetto tecnologico che attuano comportamenti regressivi a tal punto che la pulsione di autoconservazione si trasforma in pulsione di morte (anoressia). Il bisogno di sicurezza diventa una pulsione che porta all'autodistruzione.
Il "confine" sano è poroso, permeabile; nella malattia mentale il confine diventa impermeabile, non vi è impoverimento dell'IO, ma un IO ipertrofico (eccessivo nelle dimensioni o nelle attribuzioni).
LE NUOVE MELANCONIE HANNO IL PRIMATO DELLA PULSIONE SECURITARIA
Le nuove melanconie non hanno come nucleo il senso di colpa, ma la pulsione securitaria. Il corpo è un peso datrascinare e il desiderio è "spento".