domenica 30 settembre 2018

DA LOS ARCOS A VIANA - OTTAVO GIORNO

Giovedì, 19 luglio - km 18,5
Il tempo oggi è soleggiato, ma il cammino non è duro come il giorno precedente. La sera prima con Stefano e le Ragazze si è deciso  di fare colazione al bar; di solito c'è sempre qualche bar aperto la mattina presto (6,30 - 7,00) disponibile a servire la colazione ai Pellegrini. Dopo la colazione ognuno di noi si mette in cammino. Il paesaggio è bello, i paesi che si incontrano pure. Dopo circa 8 km arrivo a Torres del Rio, dove la guida "dei pellegrini di belluno"  mi suggerisce la visita alla Chiesa del Santo Sepolcro, una chiesa piccola a pianta ottagonale dove l'attrazione principale è costituita da un Cristo crocifisso in legno. La Chiesa è chiusa  e sulla porta c'è il nome della "custode" e il suo numero di cellulare. Sono le 9 circa e decido di chiamare la Signora; non faccio in tempo a comporre il numero e a far partire il primo squillo che la Signora arriva sorridente e trafelata. Mi apre la porta, mi mostra la piccola Chiesa, mi pone il sigillo sulla credenziale e cominciamo a parlare "da madre a madre". Mi dice di avere una sola figlia e che questa abita a Madrid, lontano da lei. Io non posso fare a meno di piangere, le lacrime scendono da sole, non faccio niente per trattenerle: le dico che mio figlio è in Australia, che non lo vedo da un anno e chissà quando lo rivedrò; se fosse a Madrid per me sarebbe vicino, molto vicino. Ci consoliamo a vicenda, "l'importante è che siano contenti e in salute", poi ci salutiamo con la nostra tristezza nel cuore, ma anche, almeno per me, la gioia di quello che sto vivendo nel presente. Oggi è il giorno dei ristori "curiosi" e degli incontri "particolari". Quando durante il cammino arriviamo ad un ristoro è sempre un momento di felicità: possiamo bere, mangiare qualcosa e riposarci all'ombra di qualche albero. Prima di arrivare a Viana ci sono 10 km da camminare senza che si attraversino altri paesi, quindi la presenza di un ristoro, spesso organizzato da ex pellegrini o da giovani "volontari" è un po' come incontrare un'oasi nel deserto. Il primo di questi ristori è veramente particolare perchè ci sono tantissime "sculture" fatte con i sassi, c'è la possibilità di sedersi e di rifocillarsi. L'artista pare che sia il signore che ha creato il ristoro e che poi, mi racconterà Valeria, le ha proposto di curare i suoi dolori muscolari e tendiniti con l'applicazione di cerotti colorati (nel caso diValeria il colore del cerotto è nero). Questa tecnica che da noi viene effettuata dai fisioterapisti lui la regala ai Pellegrini bisognosi di cure. Il secondo ristoro che troverò più avanti è completamente all'ombra e anche questo è organizzato da un ex pellegrino che oltre a vendere cibo e bevande racconta di essere un guaritore assoluto. Mentre sono seduta al fresco arrivano Debora e Valeria. Valeria ha delle strisce di nastro nero lungo la gamba e il ginocchio dolorante; mi racconta appunto dell'incontro col guaritore del ristoro precedente. Adesso però deve vedersela con questo guaritore ex pellegrino che gli propone una sorta di terapia più suggestiva. Lui prima chiede a Valeria di togliersi i cerotti dalla gamba come atto di fiducia incondizionata nei suoi confronti, altrimenti la sua cura non potrà funzionare. Valeria non si lascia convincere e il ristoratore-guaritore accetterà lo stesso di mettere in atto la sua arte guaritrice. Si siede di fronte a Valeria, le prende le mani, le chiede di guardarlo negli occhi, poi glieli chiude, le muove la testa con movimenti circolari, la scuote un po' ed infine le ingiunge di aprire gli occhi, di alzarsi e camminare. "Ora come stai?" le chiede. Tutto è come prima, ma è difficile dirglielo. Anche Debora ed io ci sottoponiamo al rituale magico, ma posso garantire che non è successo niente, solo un po' di teatro. Ma ci siamo divertite. E' stato un incontro diverso dal solito. Ma oggi le sorprese non sono ancora finite. A Viana decido di fermarmi all' Albergueria Andres Munoz; è molto grande e bello e qui si sono fermate anche Debora e Valeria.
Il terzo incontro della giornata lo facciamo proprio aViana; lungo la strada del paese c'è un locale chiamato l'Oasi del Pellegrino. Sembra una tisaneria, ma poi l'uomo e la donna che gestiscono il locale ( sono volontari e vengono dal Canada) ci invitano ad entrare e ci offrono un pediluvio refrigerante; ci fanno sedere sul divano e ci mettono i piedi a bagno maria. Ci sono altre pellegrine sedute con i piedi al fresco; le Ragazze sono già sedute anche loro, io invece entro nel locale e prima di sedermi chiedo un tè. L'uomo non me lo vuole dare perchè, dice, me lo darà dopo la meditazione. Io insisto per avere il tè e alla fine riesco a convincerlo. Allora mi siedo soddisfatta, metto anch'io i piedi a bagno e comincio a sorseggiare il tè. Alle  17 in punto l'uomo chiude il locale e mentre rimaniamo sedute con i piedi a mollo, la donna prende la Bibbia e comincia a leggere in inglese un Vangelo dove in sintesi si dice che Dio è amore. Alla fine della lettura Shierly ci invita a comunicare l'una all'altra le nostre impressioni sul cammino. Tutte ci impegnamo a dire la nostra; l'incontro tutto sommato risulta positivo. I nostri corpi sono riposati, i nostri piedi freschi ed io mi sento in pace con me stessa. La sera si cena insieme, le Ragazze ed io, in un locale piuttosto modesto, ma che non ci delude. Ormai stiamo diventando amiche, c'è una certa confindenza fra noi, si comincia a conoscersi e si fanno programmi per il giorno dopo, come sempre. Si decide di partire presto l'indomani, molto presto, praticamente col buio, così riusciremo a fare un po' di strada col fresco.

sabato 22 settembre 2018

DA ESTELLA A LOS ARCOS. SETTIMO GIORNO

Mercoledì, 18 luglio 2018 - Km 21,2
Sebbene il giorno prima avessi pensato che oggi avrei camminato per pochi chilometri ho invece capito che il mio corpo si sta abituando al camino e che anche i miei piedi comminciano a sostenere lo sforzo di camminare per una ventina di chilometri. La sera avanti si è molto parlato della "fuente" installata alla Cantina di Irache e che mesce vino gratis ai pellegrini durante gli orari di lavoro.
All'inizio della strada che porta alla fonte del vino, c'è un 'officina di un fabbro che merita anch'essa una breve sosta per le creazioni artistiche del fabbro artigiano che forgia il ferro dandogli delle forme di amuleti tipici del posto. Poi dopo un breve tratto si arriva alla fonte, anzi le fonti, perchè in verità sono due: una di vino e una di agua. Sopra le fonti il rilievo di un Pellegrino, a sinistra una targa invita a non abusare, a destra un' altra targa  vieta di bere ai minori di 18 anni. Dopo un assaggio di vino riprendo a camminare e più avanti incontro Debora e Valeria; Debora è in crisi per il dolore alle anche, si deve fermare e decidere se cominciare a lasciare qualcosa perchè si rende conto che lo zaino pesa troppo ed è per questo che ha dolore alle anche. La lascio ai suoi dubbi per continuare il mio cammino, alla mia destra mi fanno da cornice i Pirenei, sono suggestivi e bellissimi, una lunga catena montuosa. Oggi la tappa è particolarmente interessante, dopo due ore e mezzo che cammino arrivo in cima al  paese di Azqueta dove seduto su una panchina c'è un vecchio signore che mi saluta e mi chiede se voglio il sigillo sulla credenziale. Sul momento rispondo di no e opto per una sosta ristoratrice al bar AZKETAKO. Sebbene i paesi siano piccoli e i ristori modesti tutti hanno il wifi. Sono le 10,30 circa del mattino e mi viene voglia di chiamare Dario, l'ora è giusta per parlarsi, lui ha appena finito di lavorare e c'è modo di vedersi e "stare un poco assieme". E' la prima volta che facciamo una videochiamata da quando sono sul Camino e sono felice, soprattutto ho voglia di comunicargli tutta la mia gioia per l'esperienza che sto facendo.
Poco dopo arrivano in paese anche le Ragazze. Le accolgo con gioia e racconto loro che in quel paese vive un vecchio di nome Pablito, famoso per i suoi bastoni, detti "bordoni", fatti con le sue mani che dona ai Pellegrini che lo vanno a trovare a casa. Decidiamo di informarci a riguardo; vado incontro al vecchio che era sulla panchina e che adesso sta camminando verso di noi e gli chiedo se conosce Pablito, se sa dove abita. "Io sono Pablito" risponde e ci invita ad accompagnarlo a casa sua. Ho un po' di vergogna di me, per non aver capito prima  chi fosse quel vecchio e comunque lo seguiamo e ci facciamo fare il suo "prezioso" sigillo sulla credenziale. Ci racconta dei suoi figli e dei suoi nipoti, ci mostra le foto appese alle pareti della sua modesta dimora.
Lo salutiamo, usciamo di casa, ma Debora e Valeria ritornano da Pablito perchè vogliono un suo bastone di legno di nocciolo. Io invece riprendo il mio cammino. Ci incontreremo di nuovo a Los Arcos all' Ostello La Fuenta Casa de Austria. Ironia della sorte! il giorno prima pensavamo di non vederci più, io perchè pensavo di fare solo una decina di chilometri, loro perchè ne volevano fare tre volte tanti; alla fine abbiamo fatto lo stesso percorso. In Ostello c'è anche Stefano. Il posto è carino, gestito da una coppia di Tedeschi, ed arredato in stile country; nel giardino c'è anche una piccola vasca con l'acqua fresca dove refrigerare i piedi. Qui alloggia anche Jess e altri pellegrini già incontrati nei giorni precedenti. Come accade spesso in questi giorni verso le 5 del pomeriggio arriva il temporale, ma dura poco. Appena spiove si va nella piazza del paese, stasera c'è anche Stefano con noi, si cena, come ogni giorno si parla, si fanno progetti per il giorno dopo. Bè sicuramente uno degli argomenti principe della serata è il bastone che Pablito ha regalato a Valeria e che se usato in modo giusto allevierà il dolore del suo ginocchio, alleggerendo il suo cammino.

DA PUENTE LA REINA A ESTELLA . SESTO GIORNO

Martedì 17 luglio - Sul Cammino di Santiago - km 22
La giornata si annuncia calda e soleggiata fin dalle prime ore del mattino. Sono partita alle 7,15 (non troppo presto) e ho camminato fino alle 14,30. Ho fatto diverse soste lungo il percorso, per mangiare qualcosa, per dissetarmi, per bagnarmi i piedi, per avere un po' d'ombra, che lungo il percorso ce n'è stata poca. Ci sono stati comunque degli episodi simpatici e suggestivi che hanno allietato il cammino, come sempre: mentre camminavo fra gli ulivi mi sono imbattuta in un ristoro creato ad hoc da due giovani  hippies che avevano allestito una bancarella con frutta fresca, biscotti e bibite che offrivano ai pellegrini su libera offerta, oppure un cartello tipo "segnaletica stradale" con scritto in un inglese, secondo me, un po' maccheronico "Attenzione, potrebbe esserci pericolo avanti. Tutti i pellegrini prendano nota che tra poco ci sarà musica, amore e luna piena. Si avvisa che tu ti confronterai con la musica e il ballo".
Faccio un' altra sosta a Villatuerta per visitare la Parrocchia di Santa Maria dell'Assunzione dove mi faranno il primo sigillo della giornata, ma è soprattutto la scusa per riposarmi ancora un po' prima di Estella. Percorro gli ultimi 4 chilometri con i piedi doloranti e quindi mi fermo esausta al primo ostello che Estella mi offre; si chiama Hosteria de Curtidores . Si tratta di una vecchia conceria ristrutturata che si trova proprio lungo il fiume. E' molto carina, costa un po' di più del "municipale", ma sono troppo stanca e decido di fermarmi. In camera siamo solo due donne e abbiamo il bagno in camera. La ragazza che è in camera con me dorme tutto il pomeriggio, si chiama Kylie e viene da Perth, West Australia, ma tutto questo e anche di più lo verrò a sapere nei giorni futuri perchè oggi anche lei deve essere molto stanca e dorme tutto il pomeriggio.
Io dopo la doccia, il bucato, il diaro, il tè coi biscotti, ecc. esco a visitare il paese che non è poi tanto piccolo. Ci sono molti negozi , piccole viuzze, e la grande piazza Santiago, cuore del paese. Su un lato della piazza la Cattedrale, davanti la facciata della chiesa un grande palco per la musica, a delimitare la piazza sui tre lati le logge con negozi, bar e ristoranti. Valeria, Debora ed io andiamo in giro per negozi. Le "Ragazze" hanno voglia di comprarsi qualche vestito nuovo, un paio di pantaloni corti (Debora), una maglia (Valeria); io solo al pensiero di caricare lo zaino di un grammo  mi sento male. Ma le "Ragazze" non sono timorose come me e Debora mi rivela di avere portato con sè anche l'asciugacapelli. Io scommetto che prima o poi lo abbandonerà in qualche ostello.  In Piazza Santiago ci incontriamo con Ermanno e Giacomo, ci sediamo fuori dal bar e mangiamo qualche tapas accompagnata da birra fresca. I nostri progetti per il giorno dopo sono diversi: Ermanno e Giacomo, ancora dolorante al ginocchio, decidono che la mattina seguente prenderanno il bus per Logrono dove si fermeranno per un giorno. Valeria e Debora pensano di fare l'intera tappa (29 km !!!), io memore di miei piedi stanchi  non ho un'idea precisa di quanto riuscirò a camminare il giorno dopo. Sembra però che le nostre strade si dividano... e un po' il pensiero di questa separazione ci rattrista. La sera Ermanno ed io andiamo ad ascoltare un concerto nella Chiesa del Convento di Santa Chiara. Lui è alloggiato al Municipale, quindi prima delle 22 scappia via sennò lo lasciano fuori; io posso rimanere fino alla fine perchè o la "clave" e posso entrare quando voglio; l'importante è non disturbare la pellegrina che già dorme.

giovedì 13 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA . QUINTO GIORNO

Lunedì, 16 luglio 2018 Da Pamplona a Puenta la Reina
Sì, questa è stata decisamente la tappa in cui mi sono sentita per la prima volta una "pellegrina" sul Cammino di Santiago. E' stato un passaggio lento, una trasformazione graduale che si è compiuta giorno dopo giorno. Ho lasciato Pamplona che era già giorno. Stefano questa mattina è piutosto incazzato perchè qualche pellegrino scorretto gli ha rubato i bastoncini, non che avessero un valore particolare, ma è il gesto che amareggia  e fa arrabbiare. Anch'io mi sarei arrabbiata, per me sono uno strumento fondamentale sia quando vado in montagna e anche qui, sul cammino; mi aiutano, mi sostengono, ecc. Stefano decide di aspettare l'apertura di Decathlon per comprarsene un altro paio e quindi ci salutiamo, sicuramente arriverà dopo di noi a Puente la Reina.
Il tempo è giusto, le nuvole coprono il sole e permetteno di non "soffrire" troppo caldo durante l'ascensione all'Alto del Perdon. Il sentiero è immerso fra campi di grano e all'orizzonte una fila di pale eoliche. Prima che inizi la vera e propria salita si incontra la piccola chiesa di San Andres, molto carina e merita una visita; entro per visitarla e farmi fare il primo sigillo della giornata. L'atmosfera è molto intima. Mi racconterà Debora di essersi molto emozionata all'interno della Chiesa e di aver cominciato a piangere per questo, senza un vero e proprio motivo, ma per un fatto istintivo. Anche questo può accadere sul "Camino". Anche a me accadrà diverse volte che le emozioni si trasformini in lacrime benefiche per la mia anima. Accanto alla chiesa c'è anche un bar ristoro, pulito e confortevole che consente di rifocillarsi prima di affrontare la "pettata".

Lungo il sentiero tira vento ed io senza accorgermene perdo il cappello, un sorridente pellegrino "ciclista" sardo me lo riporta in cima all' Alto. Questo banalissimo episodio mi predispone verso un sentimento che esploderà in urla di gioia quando arriverò sull'Alto e mi troverò difronte al bellissimo monumento al pellegrino con la scritta: "Donde se cruza el camino del viento con el de las estrellas". Sono felice e mi sento forte di poter arrivare fino a Puente la Reina. Sull'Alto c'è anche un palo con indicate diverse città e la loro distanza da quel luogo: Santiago de Compostela Km 550, SEUL Km 9700, Nueva York 5800 Km, Sidney 17500 Km....il mio cuore è lì, in Australia dove mio figlio vive da circa un anno con Jess per realizzare la loro grande avventura. Non posso fare a meno di inviargli la foto: sono le 11,27, Dario è 8 ore avanti a me e mi risponde subito, mi chiede quanti chilometri ho percorso, ed io orgogliosa di me stessa gli scrivo "quasi 100 km", esattamente ne ho fatti 90. Prima di arrivare alla meta faccio sosta a Villa Obanos per visitare un'altra chiesa, la Parrocchia di San Juan Bautista e arricchire la mia credenziale con un altro sigillo. A Puente la Reina il gruppo si riunisce all' Albergue Puente. Ermanno e Giacomo hanno molta fame e vanno a cena fuori piuttosto presto.Stefano arriverà più tardi.  Debora, Valeria ed io decidiamo di farci la spesa e cucinare un piatto di pasta. La cucina e la sala pranzo sono accoglienti e puliti. C'è anche la macchina del caffè che eroga bevande calde su richiesta e senza soldi; questo sì che è un bel segno di accoglienza. Anche la colazione del mattino dopo sarà ottima e abbondante.

mercoledì 12 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA . QUARTO GIORNO

Domenica, 15 luglio 2018. Da Zubiri a Pamplona - km 20,4
La mattina porto la mochilla all'Ostello dove alloggiano Ermanno, Giacomo e le ragazze per affidarla a Jacotrans, dopodichè ci mettiamo in cammino. Non ci sono dislivelli impegnativi e camminare senza zaino è un'altra fatica. Lungo tutto il percorso non ci sono ristori, in compenso troviamo molte fontane per l'approvvigionamento dell'acqua. A Villava finalmente troviamo un bar dove ci fermiamo a fare uno spuntino, siamo stanchi e abbiamo anche fame. Quasi alla fine incrociamo Stefano (di Bologna) e altri ragazzi. Debora e Valeria hanno fatto il loro cammino, oggi. Debora ha avuto bisogno di rallentare a causa di un dolore alle anche, Valeria invece è andata avanti e comunque sono arrivate prima di noi. Siamo tutti prenotati al medesimo Ostello nel centro di Pamplona (Albergue Puente). L'hospitalero che ci accoglie si chiama Edoardo, è giovane e gli piace parlare italiano. Ci fa vedere le nostre "cucce" , sono dotate di tendine a caduta che permettono una certa prvacy; siamo contenti di questa soluzione. Stasera è anche la finale dei mondiali di calcio: Francia contro Croazia. Gli Spagnoli tiferanno Croazia perchè non hanno in simpatia i Francesi, mah! Mi sorprendo un po', io tiferò per la Francia.
Oggi abbiamo fatto il bucato tutti insieme, abbiamo condiviso lavadora ed essiccatora; i pellegrini sono usciti per andare in farmacia o altro ed io mi sono offerta di gestire il bucato di tutto il gruppo.
Mentre sono in ostello vorrei farmi una tisana, come di solito faccio il pomeriggio, ma il bollitore è pieno di calcare e così mi offro di pulirlo con un po' di aceto. Edoardo è contento di questo mio gesto, per ringraziarmi mi offre del cus cus e così  parliamo in italiano che a lui piace molto. Più tardi mi sento con gli altri ragazzi per trovarci in un locale a mangiare i "cicos" (tapas). Le strade di Pamplona emettono un odore nauseabondo, probabilmente a causa della festa dei tori che c'è stata il giorno prima. C'è da immaginarsi centinaia di spagnoli ubriachi per le strade che si fanno rincorrere da tori scatenati. La città è pulita, ma l'aria è ancora pregna degli odori forti della festa.
Sono contenta di come sta andando la mia esperienza del "camino", sono contenta di essere in buona compagnia. A cena facciamo programmi per la tappa del giorno dopo: da Pamplona a Puente la Reina sono 24 km, ma soprattutto sono 700 metri di dislivello in totale, 300 metri in salita per raggiungere l'Alto del Perdon e 400 metri in discesa, più c'è lo zaino da portare, temo di non farcela. Ermanno mi consiglia di mettere dei panni fra le mie spalle e le bretelle dello zaino in modo da  creare un cuscinetto morbido. Lo farò, mi sembra un ottimo consiglio.  E poi, ancora non lo so, ma quel percorso verso l'Alto del Perdon sarà veramente entusiasmante e mi metterà dentro una bella energia.
Questo è il Camino, una miscela potentissima di bellezza naturale, di testimoniaze di passaggi di altri pellegrini, di gesti di accoglienza da parte degli Spagnoli, di incontri, di cene "comunitarie" che ti trasmettono energia e gioia,  che danno un senso al tuo camminare e ti fanno sentire parte del tutto.

domenica 9 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA. TERZO GIORNO

Sabato, 14 luglio 2018 da Roncisvalle a Zubiri -  Km 21,5
Alla partenza da Roncisvalle ci saluta un cartello dove è indicata la distanza di km 790 da Santiago.
Roncisvalle è la partenza ufficiale del cammino; molti pellegrini si fanno la foto vicino al cartello ad indicare l'impresa che li attende. La giornata è soleggiata, ma fortunatamente il cammino si svolge su percorsi ombreggiati. Mi sento piena di gioia e i paesi che attraverso sono veramente belli; degno di nota Auritz dove Ernest Hemingway andava a riposare.

Arrivo a Zubiri appena in tempo, che le mie spalle cominciano a dolere per il peso dello zaino. Mi fermo all'Ostello "Rio Arga Ibaia" appena passato il Puente sul fiume Rabia. Il paese è piccolo e il fiume è il luogo dove pellegrini e abitanti  si ritrovano per rinfrescarsi dalla calura estiva.
In camera faccio conoscenza con Jess una ragazza californiana. Mi racconta di essere stata ad un Convegno Internazionale sull' Educazione, poi è venuta sul Cammino per farne solo una piccola parte. La cucina dell'Ostello è occupata da un gruppo di giovani Coreani che si preparano per la cena. In questi villaggi, seppur piccoli si possono trovare vari tipi di cibi, cosicchè anche gli Asiatici non debbano rinunciare alle loro abitudini. Tutta l'economia di questi paesi ruota intorno ai pellegrini e gli Spagnoli sono impegnati a rendere il loro soggiorno il più agevole possibile. Non ti viene chiesto di cambiare abitudini se non vuoi. Dopo essermi lavata, fatto il bucato, preso un tè con i biscotti, scritto il diaro della giornata e postato alcune foto sui social, decido di uscire per visitare il paese. E' così che incontro Ermanno, Giacomo, Debora e Valeria che alloggiano in un altro Ostello. Ci accordiamo per cenare insieme più tardi e ci troviamo quindi ad uno dei bar del paese. Giacomo ha un problema al ginocchio: la discesa dai Pirenei gli è stata fatale, io ho le spalle escoriate, entrambi abbiamo bisogno di "lasciare" lo zaino per un giorno almeno; decidiamo quindi di affidare il nostro bagaglio a Jacotrans, che per sole 5 euro ci porterà lo zaino a Pamplona. Mi sento bene con queste persone: Ermanno ha la mia età e Giacomo, sebbene abbia soli 20 anni, è un ragazzo con il quale si ragiona bene. Debora ha poco più di 30 anni, ma già due figlie piccole che ha lasciato  a casa col padre, direi quindi una donna coraggiosa, Valeria ha 36 anni, è più taciturna, ma sa ascoltare e anche se non conosco la sua storia ho l'impressione di una donna che non fugge le sue responsabilità. Il bar chiude proprio mentre sta scoppiando il temporale. Ci fermiamo Giacomo, io e un altro ragazzo (Stefano) a parlare aspettando che spiova. L'appuntamento è per la mattina seguente all'Ostello di Giacomo dove porterò il mio zaino per poi partire insieme a loro verso Pamplona.

martedì 4 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA. SECONDO GIORNO

Venerdì, 13 luglio 2018 - Da Varcarlos a Roncisvalle - Km 12
Quando mi sveglio sono sola nell'Ostello, George è già partito. Mi sento bene, ho dormito e sono riposata. E' un po' nuvolo e piove anche un po', ma non dura molto. Verso le 8,30 lascio l'Ostello per avviarmi verso Roncisvalle, dove arrivo verso le 12,30, dopo aver fatto 700 metri di dislivello.
Ho camminato molto nel verde, sono rapita dalla bellezza dei fiori e dagli animali che abitano il bosco: uno scoiattolo rosso, un lumacone nero e una bellissima farfalla che riesco a fotografare.
Prima di arrivare alla Collegiata di Roncisvalle si raggiunge il Passo di Ibaneta, un bellissimo posto dove si trova la chiesa di San Salvatore e la stele di Orlando. Da qui in poco tempo si arriva alla Collegiata dove c'è un grande Ostello, molto bello e pulito. Qui ritrovo George che mi racconta essere partito alle 6 ed essere arrivato alle 13, molto stanco e con i piedi doloranti. Non credo che ce la farà: è troppo lento e troppo affaticato. Vado al bar a mangiare qualcosa e lì faccio le mie prime conoscenze: Ermanno e Giacomo sono padre e figlio, Valeria, originaria dell'Isola dell' Elba, ma che vive in Emilia e Debora di Genova. Loro si sono già conosciuti nel viaggio per St. Jean e poi hanno dormito all'Ostello sui Pirenei. Giacomo ha 20 anni e mi parla dandomi del lei, io lo blocco subito dicendogli che mi dia del tu. Durante il Camino mi capiterà spesso di incontrare degli Italiani che mi parlano dandomi del "lei" ed io tutte le volte a spiegare loro che mi devono dare del tu perchè sono una loro pari, almeno sul cammino. Con Valeria e Debora facciamo insieme  lavatrice e asciugatrice così dividiamo la spesa, buona idea perchè verso le 5 del pomeriggio scoppia il temporale! La sera partecipo alla mia prima cena comunitaria con altri pellegrini. E' una bella esperienza perchè è un momento in cui si conoscono altre persone e si scambiano le nostre esperienze. Al mio tavolo c'è una coppia non tanto giovane, moglie e marito che hanno fatto il cammino al contrario, partendo da Santiago, per cui loro hanno quasi terminato il loro pellegrinaggio. La cena comunitaria si svolge rigorosamente alle 19, in ogni paese che si attraverserà. Alle 20 è in programma la messa con la benedizione. E' il caso di partecipare perchè ricevere la benedizione è un evento importante per un pellegrino e Roncisvalle è la partenza ufficiale del Cammino. Alle 22 tutti siamo al letto, le luci si spengono e fino alle 6 del mattino successivo tutto tace.

domenica 2 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA. PRIMO GIORNO

Giovedì, 12 luglio 2018 da St. Jean Pied de Port a Varcarlos - Km 11,4
Arrivo alla Stazione di Bayonne pochi minuti prima delle 7. I bar sono ancora tutti chiusi; un francese col trolley mi guarda e dice ad alta voce "comodo" riferendosi al fatto che portavo in spalla lo zaino. Non so se scherzasse o facesse sul serio. Alle 7 il bar difronte alla stazione apre ed il francese ed io ci accomodiamo. Il barista non ha nessuna fretta di servirci e comunque ci fa un caffè e ci scalda due croissant nel microonde. Magra colazione, ma mi accontento. Il francese mi regala la sua galletta che il barista ha fornito con il caffè. In Francia quando ordini il caffè lo accompagnano sempre con un biscotto. Arriva anche Benjamin con un panino enorme, lo saluto e gli indico il bus che ci porterà a St. Jean  PdP; lui continua a mangiare, poi si fuma anche una sigaretta e poi sale e viene a sedersi accanto a me. Ci vorranno una cinquantina di minuti, passiamo il tempo parlando. Arrivati a St. Jean ci salutiamo, io mi fermo al bagno della stazione e dopo ad un alimentari  per comprare un po' di frutta . Lui comincia il suo cammino e non ci incontreremo più.
Una leggera salita mi porta in paese, ci sono delle frecce che indicano la strada, ma una signora del luogo mi chiede dove sto andando; io le rispondo " verso Santiago" e lei a quel punto mi indica  la direzione opposta: stavo andando verso la Francia invece che verso la Spagna.
Gli Spagnoli sono molto attenti ai Pellegrini, li aiutano volentieri se si rendono conto che hanno bisogno e quando ti incontrano ti salutano e ti augurano "Buen Camino".
Un altro modo di rispettare e di prendersi cura dei Pellegrini è far trovare loro sempre i bagni puliti. Trovo che questo aspetto sia un segno di grande civiltà e di rispetto dell'altro che noi in Italia non abbiamo e non vogliamo avere.
Come primo giorno ho deciso che avrei camminato solo per 11 km, facendo il percorso alternativo ai Pirenei, in questo modo divido in due una tappa che prevede 1200 metri di dislivello in salita. A Varcarlos c'è l'Ostello Municipale, ad aprirmi la porta un altro pellegrino: George, australiano, arrivato prima di me  e senz'altro più vecchio di me; mi spiega come funziona l'ostello e mi dice che l'hospitalero arriverà più tardi. Io mi accomodo e come farò sempre nei giorni seguenti, prima mi faccio la doccia, poi faccio il bucato e poi penso al cibo. Il paese è piccolo e accogliente. C'è un bar - alimentari - ristorante dove si può accomodarsi e chiedere quello di cui si ha bisogno. George non mi ispira nè simpatia, nè empatia, ma siccome mi accorgo che non sta bene perchè sospira in continuazione gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Allora mi mostra, quasi con orgoglio, il suo avambraccio ricucito al resto dell'arto rimasto offeso e dolorante dall'operazione subita. Ha avuto un incidente due anni prima mentre era in bicicletta sul Cammino, adesso è voluto tornare di nuovo per fare a piedi il Cammino, ma è faticoso, si è appesantito e il braccio lo tormenta. Si è cucinato un piatto a base di salame piccante, peperoni, fagioli bianchi e pomodoro; alle 18 si è già scolato una bottiglia di vino rosso della Navarra. Non ha avuto il coraggio di offrirmi niente. Alle 20 vedo arrivare un uomo: è l'hospitalero, prende atto che mi sono sistemata, mi chiede i soldi, mi autentica il sigillo sulla credenziale, mi spiega che la colazione della mattina seguente è compresa nel prezzo e mi saluta. Dormirò come un ghiro e quando mi sveglio George è già partito.


sabato 1 settembre 2018

IL MIO CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELLA. LA PARTENZA

Mercoledì, 11 luglio 2018
Nella mia ricerca del viaggio di andata migliore possibile mi sono affidata a Ryanair che mi proponeva una tratta da Pisa a Londra ad un costo di 20 euro, partendo la mattina alle 6,30 e, dopo una pausa abbastanza lunga, avrei ripreso il volo per Biarritz con arrivo alle 17 circa, ad un costo anche questo accessibile di 50 pounds. Londra Stansted è un aeroporto che ho già frequentato, ma ho dovuto verificare che, causa Brexit, l'ospitalità dei londinesi areoportuali si è fatta piuttosto "freddina".
Prima di attraversare il border il personale addetto ci indicava opposte direzioni a seconda se fossimo dotati di passaporto o carta di identità. I primi avevano un accesso diretto e semplificato al passaggio del border, mentre gli Europei con carta di identità dovevano incanalarsi in una lunga fila. Le file a Londra sono comunque ancora ordinate e scorrono, lentamente, ma scorrono. Dopo aver passato il confine sono andata a  recuperare lo zaino che avevo imballato a Pisa e che quindi dovevo portarmi in collo come un figliolo piccino. I carrelli in aeroporto erano disponibili, come al supermercato, solo se dotati di coin. Particolare a cui non avevo pensato. Alcuni ragazzi, probabilmente più fiduciosi di me, non avevano imballato lo zaino così era più facile per loro spostarsi in aeroporto. Una volta arrivata a Biarritz mi sono diretta alla fermata del bus che mi avrebbe portata a Bayonne dove avrei trascorso la notte prima di arrivare a Saint Jean Pied de Port, paese di partenza per il Cammio di Santiago. A questo punto avevo liberato lo zaino dal celophane che lo imballava e lo avevo indossato; accanto a me alla fermata del bus un giovane ragazzo col quale è iniziata molto spontaneamente una conversazione. Ci siamo riconosciuti, entrambi eravamo diretti per la prima volta a Santiago. Benjamin, 22 anni, originario della Danimarca, veniva da Berlino. Lui non sapeva ancora dove sarebbe andato a dormire, ma era fiducioso, sorridente e positivo, per niente preoccupato. Arrivati in città ci siamo salutati per incontrarci di nuovo dopo cena.
 Lui mi dice di aver trovato un albergo vicino alla stazione  dove dormire, io gli racconto di essere stata alla stazione e di aver comprato il biglietto del bus che sarebbe partito alle 7,41 la mattina seguente.
Abbiamo entrambi voglia di comunicare ed io gli racconto che alla stazione di Bayonne avevo incontrato due ragazze austriache e un ragazzo italiano di Bergamo, Mattia, 36 anni, vestito da "cittadino" ( mentre io per risparmiare sul peso dello zaino ero già vestita da "pellegrina") e con uno zaino di 16 chili sulle spalle. Mattia e le due ragazze austriache avrebbero raggiunto la sera stessa St. Jean PdP, avrebbero dormito in Ostello per essere già sul posto la mattina seguente e partire all'alba.  A me Mattia sembrò un po' troppo euforico e lo zaino di 16 chili un po' troppo pieno, ma si sa il Cammino ti insegna prima di tutto che ognuno ha il "suo" cammino e poi che ogni giudizio deve essere sospeso: ognuno è responsabile di sè e questa è una legge della vita. Salutai Benjamin con l'idea che lo avrei rivisto l'indomani mattina, forse, alla fermata dell'autobus.