domenica 30 settembre 2018

DA LOS ARCOS A VIANA - OTTAVO GIORNO

Giovedì, 19 luglio - km 18,5
Il tempo oggi è soleggiato, ma il cammino non è duro come il giorno precedente. La sera prima con Stefano e le Ragazze si è deciso  di fare colazione al bar; di solito c'è sempre qualche bar aperto la mattina presto (6,30 - 7,00) disponibile a servire la colazione ai Pellegrini. Dopo la colazione ognuno di noi si mette in cammino. Il paesaggio è bello, i paesi che si incontrano pure. Dopo circa 8 km arrivo a Torres del Rio, dove la guida "dei pellegrini di belluno"  mi suggerisce la visita alla Chiesa del Santo Sepolcro, una chiesa piccola a pianta ottagonale dove l'attrazione principale è costituita da un Cristo crocifisso in legno. La Chiesa è chiusa  e sulla porta c'è il nome della "custode" e il suo numero di cellulare. Sono le 9 circa e decido di chiamare la Signora; non faccio in tempo a comporre il numero e a far partire il primo squillo che la Signora arriva sorridente e trafelata. Mi apre la porta, mi mostra la piccola Chiesa, mi pone il sigillo sulla credenziale e cominciamo a parlare "da madre a madre". Mi dice di avere una sola figlia e che questa abita a Madrid, lontano da lei. Io non posso fare a meno di piangere, le lacrime scendono da sole, non faccio niente per trattenerle: le dico che mio figlio è in Australia, che non lo vedo da un anno e chissà quando lo rivedrò; se fosse a Madrid per me sarebbe vicino, molto vicino. Ci consoliamo a vicenda, "l'importante è che siano contenti e in salute", poi ci salutiamo con la nostra tristezza nel cuore, ma anche, almeno per me, la gioia di quello che sto vivendo nel presente. Oggi è il giorno dei ristori "curiosi" e degli incontri "particolari". Quando durante il cammino arriviamo ad un ristoro è sempre un momento di felicità: possiamo bere, mangiare qualcosa e riposarci all'ombra di qualche albero. Prima di arrivare a Viana ci sono 10 km da camminare senza che si attraversino altri paesi, quindi la presenza di un ristoro, spesso organizzato da ex pellegrini o da giovani "volontari" è un po' come incontrare un'oasi nel deserto. Il primo di questi ristori è veramente particolare perchè ci sono tantissime "sculture" fatte con i sassi, c'è la possibilità di sedersi e di rifocillarsi. L'artista pare che sia il signore che ha creato il ristoro e che poi, mi racconterà Valeria, le ha proposto di curare i suoi dolori muscolari e tendiniti con l'applicazione di cerotti colorati (nel caso diValeria il colore del cerotto è nero). Questa tecnica che da noi viene effettuata dai fisioterapisti lui la regala ai Pellegrini bisognosi di cure. Il secondo ristoro che troverò più avanti è completamente all'ombra e anche questo è organizzato da un ex pellegrino che oltre a vendere cibo e bevande racconta di essere un guaritore assoluto. Mentre sono seduta al fresco arrivano Debora e Valeria. Valeria ha delle strisce di nastro nero lungo la gamba e il ginocchio dolorante; mi racconta appunto dell'incontro col guaritore del ristoro precedente. Adesso però deve vedersela con questo guaritore ex pellegrino che gli propone una sorta di terapia più suggestiva. Lui prima chiede a Valeria di togliersi i cerotti dalla gamba come atto di fiducia incondizionata nei suoi confronti, altrimenti la sua cura non potrà funzionare. Valeria non si lascia convincere e il ristoratore-guaritore accetterà lo stesso di mettere in atto la sua arte guaritrice. Si siede di fronte a Valeria, le prende le mani, le chiede di guardarlo negli occhi, poi glieli chiude, le muove la testa con movimenti circolari, la scuote un po' ed infine le ingiunge di aprire gli occhi, di alzarsi e camminare. "Ora come stai?" le chiede. Tutto è come prima, ma è difficile dirglielo. Anche Debora ed io ci sottoponiamo al rituale magico, ma posso garantire che non è successo niente, solo un po' di teatro. Ma ci siamo divertite. E' stato un incontro diverso dal solito. Ma oggi le sorprese non sono ancora finite. A Viana decido di fermarmi all' Albergueria Andres Munoz; è molto grande e bello e qui si sono fermate anche Debora e Valeria.
Il terzo incontro della giornata lo facciamo proprio aViana; lungo la strada del paese c'è un locale chiamato l'Oasi del Pellegrino. Sembra una tisaneria, ma poi l'uomo e la donna che gestiscono il locale ( sono volontari e vengono dal Canada) ci invitano ad entrare e ci offrono un pediluvio refrigerante; ci fanno sedere sul divano e ci mettono i piedi a bagno maria. Ci sono altre pellegrine sedute con i piedi al fresco; le Ragazze sono già sedute anche loro, io invece entro nel locale e prima di sedermi chiedo un tè. L'uomo non me lo vuole dare perchè, dice, me lo darà dopo la meditazione. Io insisto per avere il tè e alla fine riesco a convincerlo. Allora mi siedo soddisfatta, metto anch'io i piedi a bagno e comincio a sorseggiare il tè. Alle  17 in punto l'uomo chiude il locale e mentre rimaniamo sedute con i piedi a mollo, la donna prende la Bibbia e comincia a leggere in inglese un Vangelo dove in sintesi si dice che Dio è amore. Alla fine della lettura Shierly ci invita a comunicare l'una all'altra le nostre impressioni sul cammino. Tutte ci impegnamo a dire la nostra; l'incontro tutto sommato risulta positivo. I nostri corpi sono riposati, i nostri piedi freschi ed io mi sento in pace con me stessa. La sera si cena insieme, le Ragazze ed io, in un locale piuttosto modesto, ma che non ci delude. Ormai stiamo diventando amiche, c'è una certa confindenza fra noi, si comincia a conoscersi e si fanno programmi per il giorno dopo, come sempre. Si decide di partire presto l'indomani, molto presto, praticamente col buio, così riusciremo a fare un po' di strada col fresco.

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