Quando il mio progetto ha cominciato a prendere forma e a diventare concreto ho capito che il mio cammino avrebbe contemplato il rispetto della mia persona e dei miei limiti, sarebbe stato un percorso di conoscenza e di riflessione, sempre sotto il segno della positività. Mi sarei presa tutto il tempo di cui avevo bisogno per camminare e per riposare, non avrei costretto i miei piedi a sforzi prolungati e dolorosi, avrei ascoltato il mio corpo come l'unico compagno e alleato del mio cammino. Volevo trarre da questa esperienza il meglio e quindi partire col piede giusto. Non era importante quanti chilometri avrei percorso, ma la qualità del tempo percorso sul cammino.
Sono d'obbligo a questo punto i ringraziamenti. Ringrazio di cuore il mio amico carissimo Salvatore che ha percorso diverse volte quel Camino e che con i suoi racconti e la sua esperienza mi ha trasmesso la profondità dell' esperienza, che mi ha invogliata e incoraggiata. Pochi giorni prima di partire ha anche voluto darmi la sua benedizione. Io mi sono rivolta a lui dicendogli, "lo sai, vero, che io non sono credente!" e lui a me "non importa, io ti benedico lo stesso". Ringrazio Claudia che mi ha prestato lo zaino col quale l'anno precedente aveva a sua volta camminato; ringrazio "I Pellegrini di Belluno" che con il loro sito e le loro guide scaricabili da chiunque sono stati il mio faro; ringrazio mio marito, Andrea, che mi ha sempre fatto sentire una donna libera, che mi ha accompagnato all'areoporto e che ha aspettato che tornassi a casa; ringrazio la Confraternita di San Jacopo di Perugia che mi ha spedito a casa la Charta Peregrini, documento essenziale per essere riconosciuti come Pellegrini ed essere ammessi negli Ostelli.

Cinque giorni prima di partire, nuotando in piscina, a causa dell'acqua fredda, mi sono presa una "frescata" alla schiena che mi ha costretta al riposo e a prendere i farmaci, mettendo a repentaglio la partenza. Poi mi sono ripresa e mercoledì 11 luglio sono partita.
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