domenica 25 agosto 2019

DA FONCEBADON A MOLINASECA

Martedì 9 luglio 2019

Alle 6 il bar apre per la colazione. Chiamo Dario che oggi è il suo compleanno e parliamo mentre è in giro per un mercatino. Lui e Jess stanno bene: "buon compleanno figlio mio". 
Alle 7 mi metto in cammino, l'aria è fresca, anche Livia e Roberto mi raggiungono. Il percorso di oggi è impegnativo perchè sono 1000 metri di dislivello in discesa, dopo essere saliti al punto più alto del Cammino (1500 m slm): la Cruz de Hierro. Qui si impone la foto ricordo perchè il posto è mitico.
 Il percorso è bello, i fiori che escono dalle rocce sono bagnati da piccole gocce di pioggia che la luce del giorno illumina creando un gioco di luci e colori.
Altra sosta obbligata è a Manjarin dove resiste un "rifugio" molto spartano gestito da Tomas Martinez "el Hospitalero Templarios". Anche con lui mi faccio la foto di rito, il signore è anziano, ma non troppo, emana odore di orina e questo mi dà da pensare. Con lui c'è un altro uomo più giovane e un cane che dorme, ma che è meglio evitare. Il posto è veramente "particolare", ma da lì a dormirci il passo è lungo. Piuttosto si presenta come una rivendita di gadget e di bibite, ma senza nessuna pretesa.

Si riparte per  El Acebo, un paesino con case di pietra e tetti di ardesia. Roberto arriva prima di Livia e me e ci sta aspettando al primo bar del paese dove ha già ordinato uno spuntino. Dopo aver cercato invano un certo Josefà, famoso per i suoi boccadillos all'italiana e non averlo trovato, Livia ed io ritorniamo in cima al paese dove Roberto continua ad aspettarci , e ci sediamo al bar difronte che c'è l'ombra. Qui ritrovo Max, un giovane ragazzo di Siena, incontrato nelle tappe precedenti al quale avevo dato un antidolorifico. Max per ringraziarmi vuole assolutamente pagarmi la colazione e così mi ristoro con una porzione di  tortiglia. Si riprende la discesa tortuosa e difficle  fino ad arrivare alle 13 a Molinaseca. Una visita veloce, vista l'ora, alla chiesa prima di entrare in paese attraverso il ponte medioevale che pssa sul fiume; lungo il fiume le persone prendono il sole, nessuno fa il bagno perchè l'acqua è fredda, alcuni giovani e intraprendenti ragazzi "del posto" si divertono a tuffarsi nell'acqua gelida del fiume. Livia e Roberto hanno prenotato a Ponferrada, secondo i locali ancora 5 km di cammino. Prima di separarsi ci fermiamo a mangiare in un bel ristorante del paese, si scambiano due parole con i locali a proposito del temporale della notte precedente che ha fatto cadere grandine grossa come noci e che ha rovinato alcune colture; si beve birra fresca, perchè dice Roberto, tra il serio e il faceto, che aiuta il riassorbimento dell'acido lattico.
Qui al ristorante faccio conoscenza con l' hospitalero  che gestisce il "Santa Marina", mi assicura che c'è posto ed io cedo alla stanchezza e al caldo, saluto i miei compagni di viaggio, chissà se ci rivedremo (Livia è convinta di sì) e mi dirigo verso l'Ostello. La stanza dove si dorme, anche qui è sottotetto, ma i letti non sono a castello. Accanto al mio letto c'è un pellegrino asiatico che come si sdraia si addormenta e, pur sudando come un maiale, dormirà fino al giorno dopo. Difronte a me una signora di una certa età con qualche problema di dolori alle gambe e vesciche ai piedi, ma che ritroverò lungo il cammino; alla mia destra due giovani adolescenti fratelli americani che stanno fissi al computer e a letto; difronte a loro la madre che oltre a sè stessa pensa anche ad accudirli come fossero due cuccioli. Nel pomeriggio vado in perlustrazione in paese, devo anche comprarmi qualcosa per la colazione del giorno dopo perchè anche qui l'orario di "apertura" del servizio desajuno è piuttosto "tarda". Il pomerigio gli Ostelli sono già abbastanza pieni e sento parlare in italiano 4 donne che stanno cercando un ostello dove dormire e vogliono "garanzie" sull' igiene del posto. Mi avvicino a loro e dò loro indicazione di  rivolgersi all'ostello dove anch'io alloggio, garantendo loro che il posto è pulito e accogliente. Le vedo rinfrancarsi e fiduciose riprendono la strada in uscita dal paese, dove l'ostello si trova.

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