domenica 25 agosto 2019

DA MOLINASECA A PIEROS

Mercoledì 10 luglio 2019
Anche stamani parto alle 6, dopo una colazione frugale, ho calcolato che fra 5 km arriverò a Ponferrada e lì  farò una buona colazione. 
Appena uscita dall'ostello vedo la giovane coppia con il cane "Caramello Peregrino" e per un po' camminiamo insieme, loro avanti a me. Il cane sta al passo dei padroni, sempre al guinzaglio, educato e del tutto a suo agio in quell'esperienza. Sono proprio un bel vedere. Inoltre, questo significa, che ci sono ostelli che ospitano i cani pellegrini. Livia e Roberto si tengono in contatto con me tramite sms. 
Anche oggi il percorso mi piace anche se in parte lungo la strada asfaltata (fino a Ponferrada), anche se per uscire da Ponferrada  mi perdo un po' e ci sono dei tratti un poco pericolosi. A Ponferrada c'è un bellissimo castello, il Castillo de los Templarios che testimonia la potenza assunta dai monaci templari nel Medioevo; vi abitano 70.000 abitanti ed è la capitale del Bierzo.  Il suo nome deriva dal ponte di ferro (Pons Ferrata) che fu costruito sul fiume Sil che attraversa la città. Davanti al Castello una ghiotta pasticceria attira la mia attenzione e quindi mi fermo e mangio. Non appena lasciata la città dietro le spalle si torna ad attraversare piccoli paesi veramente belli come Compostilla che fanno venir voglia di fermarsi. Fin qui ho camminato solo per circa 11 km e ancora ne mancano 15 a Pieros. Si prosegue per sentieri di campagna e piccoli villaggi: Columbrianos, Fuentes Nueva, Camponaraya. Tutti meritano una sosta per visitare la Iglesia o per osservare il crucero.

Arrivo a Pieros intorno alle 13.00,  Livia e Roberto sono già seduti al tavolo dell'unico bar del minuscolo villaggio e si sono ristorati. Io chiedo alla signora se può darmi qualcosa da mangiare  e lei si rende disponibile a farmi un piatto di pasta al pomodoro, intanto bevo una birretta "anti acido lattico". L'umore è alto, siamo contenti di esserci trovati di nuovo, socializzo anche con la cuoca un po' lenta nel cucinare, ma simpatica e da rispettare perchè con la fame che mi ritrovo è l'unica che possa sfamarmi.  Finalmente arriva la pasta e la seconda birretta. Dio come sto bene!! mentre siamo al bar telefono all'unico ostello presente nel villaggio "El Serbal y la Luna": si presenta come un posto alternativo (no wifi) dove si mangia vegetariano. C'è posto, questo è importante. Dopo pranzo e molte chiacchiere e risate di nuovo ci salutiamo con Livia e Roberto (chissà se ci rivedremo domani?), loro continuano fino a Villafranca del Bierzo, circa 6 km avanti.
In genere io parto un'ora prima di loro e questo fa sì che ci raggiungiamo, si vedrà. Io vado all'ostello, da fuori sembra una casa diroccata, dentro invece è ristrutturata e la zona dormitario, ricavata da una antica stalla, è veramente fresca. Finalmente stanotte dormirò da dio. I ragazzi che gestiscono l'ostello sono giovani e simpatici; il ragazzo che cucina per i pellegrini è un ragazzo italiano che fa volontariato nell'ostello, vive lì in cambio di vitto e alloggio, coltiva l'orto e ha deciso di fermarsi lì perchè rimasto "folgorato" dall'esperienza del cammino. All'inizio è un po' titubante, restio a svelarmi la sua vera identità, ma nel proseguio della giornata facciamo conoscenza e lui molto orgogliosamente mi mostra il suo orto. Ha l'età di Dario e anche lui in giro per il mondo.
Nel frattempo cominciano ad arrivare altre pellegrine: una giovane ragazza di Honk Kong che studia a Berlino, due sorelle americane e una signora di 78 anni di nome Pepita, spagnola di un paese vicino Barcellona; insieme a lei Miguel, un uomo piuttosto giovane, circa 45 anni, che si presenta come suo amico e concittadino. Di fatto è pagato dal figlio di Pepita per "accompagnarla" sul cammino di Santiago e darle una mano con i bagagli che vengono sempre trasferiti col corriere. Pepita cammina autonomamente, è lucida e orientata, sa quello che vuole mentre il suo "amico" spesso si perde sul cammino e non è lucido. Gli piace bere, fumare e attaccare bottone con le ragazze e poichè quel giorno ci sono "solo" io con cui poter parlare (spagnoli e italiani si capiscono abbastanza bene) mi riesce difficile scanzarlo. La sera a cena si mangia tutti insieme e l'atmosfera è piacevole, il cibo ottimo: antipasto di peperoni, cus cus con verdure e un ottimo dolce fatto in casa. Osservo che le due sorelle americane e Cloe, la ragazza giapponese, fanno un po' fatica a mangiare, ma poi si arrendono alla fame. La mattina potrò fare colazione in ostello perchè l'hospitalero ha organizzato il desajuno self service.

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