domenica 28 ottobre 2018

DA CASTROJERIZ A BOADILLA DEL CAMINO - DICIASSETTESIMO GIORNO

Sabato, 28 luglio 2018 - Km 19,3
Avrei voluto partire presto stamani, ma la sveglia non ha suonato e mi sono svegliata alle 6,20. Quindi sono andata in cucina per la colazione e ho constatato che anche gli altri pellegrini si erano alzati più o meno alla mia stessa ora. Dopo colazione e l'igiene personale, ho chiuso lo zaino e ho ripreso il mio cammino. Tappa molto bella oggi: prima la salita all'Alto con un panorama mozzafiato, poi ho fatto sosta a Itero del Castillo all'antica chiesa di San Nicolas oggi trasformato in Albergue gestito dalla Confraternita italiana di San Giacomo, praticamente sono i frati a cui si chiede la credenziale prima di mettersi in cammino. Arrivata alla piccola chiesa c'è ad accogliermi un giovane volontario che mi dà il benvenuto e mi offre un po' di caffè con biscotti. Chiedo se posso salutare i frati, ma loro non ci sono, mi spiega il volontario: l'ostello è gestito da volontari che si danno il cambio ogni settimana. 
Subito dopo l'ostello si attraversa il Puente Fitero e da qui si entra nella Provincia di Palencia. Prima di arrivare a Boadilla lo sguardo si perde nelle immense distese di grano che fanno da cornice al sentiero. Oggi c'è traffico lungo il sentiero, enormi falaciatrici sono al  lavoro e costringono i pellegrini a farsi da parte se non vogliono essere falciati anche loro. All'arrivo a Boadilla mi dirigo verso l'ostello municipal perchè è qui che ho spedito la mochilla. La signora che gestisce bar e ostello mi spiega che la mia mochilla sicuramente si trova all' Albergue "En el Camino" perchè quando arriva il corriere la mattina il bar è sempre chiuso. Mi esorta ad andare là e siccome sa che l'ostello è molto carino mi invita a rimanerci.
In effetti l'ostello En El Camino è proprio carino: si accede in un bel giardino con piscina, a sinistra una casa colonica dove i pellegrini dormono e a destra un bar ristorante. Il posto è incantevole e dopo le quotidiane azioni di rito: ceck in, doccia, bucato, piccolo ristoro comincio a guardarmi intorno e a socializzare. Vedo Shone, il coreano, che schiaccia il suo pisolino pomeridiano, Eveline con suo figlio e la giovane coppia fratello e sorella coreani amici del figlio, l'americana con il nipote, Anna e Anna, le vicentine, infine c'è anche Giovanna. Con Eveline e Anna passiamo il pomeriggio con i piedi a bagno nella piscina a parlare anche con gli altri ospiti. Verso le 17,30 andiamo in visita della chiesa del paese con 5 nidi di cicogne sul tetto e sul campanile; la sera poi siamo tutti intorno allo stesso tavolo per la cena comunitaria. Accanto a me c'è Giovanna, la milanese, anche lei da sola sul cammino. E' figlia di un "noto" artista milanese che alla sua morte le ha lasciato il suo patrimonio culturale che, se ho capito bene, lei  gestisce attraverso una Fondazione. Giovanna ha l'aria triste e ciò che si percepisce standole accanto è la sua solitudine. Anch'io sono sola sul cammino, ma in questi giorni non mi sono mai sentita sola e sono felice di incontrare persone, di condividere quacosa con loro, ma sono altrettanto serena quando sono con me stessa. Giovanna ha invece bisogno di "attaccarsi" a qualcuno.

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